Un'eventuale chiusura dell'impianto Ilva non potrebbe che «influire negativamente sull'assetto commerciale ed economico di tutti gli operatori coinvolti, nonché sull'intero Paese». Si apre così l'ultima nota mensile sulle materie prime diffusa da Assofermet, ricordando una crisi che si sta sviluppando per giunta in un ambito economico difficile. «Infatti, anche a giugno - sottolinea l'associazione nazionale delle imprese del commercio e della prelavorazione di prodotti siderurgici - si sono notate importanti flessioni del mercato domestico, accompagnate da un prezzo a livello internazionale stabile per i primi dieci giorni del mese e poi calante sino all'ultima settimana, ove abbiamo assistito a una timida ripresa». Questa variazione positiva, seppur sostanziosa in termini numerici, vede secondo Assofermet ancora poche transazioni a suo sostegno.
Tornando al mercato interno, l'associazione ha rilevato che alla flessione del prezzo del rottame è corrisposta anche una contrazione della quantità richiesta, «indice di una domanda di prodotti finiti stabile, se non debole».
Anche i prezzi della ghisa hanno subìto riduzioni, «non solo in quanto succedaneo al rottame e viceversa, ma anche perché i maggiori produttori, per motivi sia legati all'approvvigionamento di materia prima sia per decisioni improntate a destinare la ghisa ai propri impianti e/o a dirigerla verso mercati come gli USA, hanno ridotto le quantità offerte per il nostro Paese e in generale per il mercato mediterraneo».
Venendo all'HBI, Assofermet ha affermato che si continua a registrare una carenza d'offerta, tuttavia i prezzi sono rimasti invariati negli ultimi mesi.
Le ferroleghe di massa e nobili, infine, risultano «ancora in discesa, con continue erosioni dei margini».
Stefano Gennari