I prezzi dei coils laminati a caldo (HRC) hanno continuato a tendere al rialzo a livello europeo nel corso di luglio, tuttavia il trend è rallentato di recente a causa dell'approssimarsi delle ferie estive. I prezzi di transazione sembrano essersi stabilizzati sul mercato italiano, dove si attestano a 390-400 €/t franco produttore. Nell'Europa settentrionale sono invece cresciuti di 2,5 €/t in media nell'ultima settimana, raggiungendo quota 405-410 €/t franco produttore. Le offerte dei produttori raggiungono i 420 €/t base nel Sud Europa, mentre si collocano attorno ai 440 €/t nel Nord Europa, tuttavia questi livelli sono ritenuti per il momento inaccettabili dai compratori.
Il principale motivo per cui i produttori insistono con offerte più alte è la mancanza di offerte competitive da paesi terzi, specialmente dopo le modifiche alla salvaguardia UE entrate in vigore lo scorso 1° luglio. Queste, insieme alle indagini antidumping e anti-sussidi in corso contro gli HRC turchi, hanno reso i compratori più cauti nei confronti dell'import. Inoltre i maggiori tempi di consegna e il trend rialzista degli HRC turchi in particolare non hanno fatto altro che disincentivare il ricorso alle importazioni. I produttori europei hanno anche potuto contare su un graduale miglioramento della domanda interna dopo l'allentamento delle misure anti-COVID in numerosi paesi, sebbene la domanda non abbia raggiuto i livelli pre-lockdown e i consumi siano rimasti sottili a causa soprattutto della crisi dell'auto. Come già detto, la risalita dei prezzi è rallentata di recente a causa di fattori stagionali, tuttavia le fonti intervistate ritengono che i produttori europei proveranno ad ottenere ulteriori aumenti dopo la pausa estiva, ossia a partire da settembre, aiutati dal fatto che la maggior parte dei compratori avrà necessità di rifornirsi. «Il mood sul mercato dei piani è cambiato drasticamente, specialmente in Italia – ha commentato un trader internazionale –. I clienti hanno capito che a settembre il prezzo salirà e sono nervosi, perché in molti non hanno comprato». Le basse scorte di magazzino dunque sembrano essere la principale causa di probabili nuovi aumenti a settembre, mentre i consumi dovrebbero restare su livelli inferiori al periodo pre-COVID. I produttori cercheranno di alzare ulteriormente i prezzi anche per migliorare i loro margini, oltre che grazie alla già citata carenza di offerte dall'estero.
Stefano Gennari