Italia: 2018 ancora positivo per la filiera siderurgica secondo lo studio Bilanci d'Acciaio

giovedì, 31 ottobre 2019 17:10:08 (GMT+3)   |   Brescia
       

Segnali di consolidamento con avvisaglie di un'inversione di tendenza arrivano dalla filiera italiana dell'acciaio, che nel 2018 ha mantenuto e, in certi casi, migliorato i propri risultati economici e operativi rispetto al 2017. Restano comunque alcune criticità, che devono essere rapidamente affrontate anche in una prospettiva di rallentamento della congiuntura: tra di esse, la riduzione del valore aggiunto sul fatturato; la diminuzione di redditività dei centri servizio, seppur dopo un biennio soddisfacente; la mancata crescita della redditività sulle vendite; la solidità carente di alcuni comparti.
È quanto emerge dallo studio Bilanci d'Acciaio, ideato dall'Ufficio Studi del portale siderweb, realizzato in collaborazione con i professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell'Università degli Studi di Brescia, e sponsorizzato da UBI Banca, Coface e Regesta. L'analisi valuta la situazione reddituale, finanziaria e patrimoniale delle imprese siderurgiche nazionali attraverso la lettura e l'interpretazione dei dati dei bilanci di esercizio 2018.  

I bilanci complessivamente analizzati sono stati 5.500, così ripartiti: 1.800 della filiera "stretta" (produzione di acciaio e prima trasformazione, centri servizio, distribuzione, commercio di rottame e ferroleghe, taglio e lavorazione della lamiera), 3.200 della filiera "allargata" (utilizzatori) e 500 di gruppi e imprese estere della produzione e distribuzione dell'acciaio.

La fotografia scattata a fine 2018 presenta una situazione nel complesso ancora positiva, con redditività e fatturati in crescita rispetto all'anno precedente. Tuttavia, da alcuni mesi a questa parte la ripresa globale ha perso smalto, anche a causa dell'incertezza creata dalle tensioni politiche e commerciali. Il contesto nazionale e internazionale è nettamente mutato e richiede maggiori attenzioni e capacità di allargare le proprie visioni. 

Il fatturato totale della filiera siderurgica in senso stretto nel 2018 è stato di 62,403 miliardi di euro (erano 56,111 nel 2017, +11,2%). Il reddito netto è ammontato a 1,663 miliardi di euro (contro 1,476 miliardi nel 2017, +12,7%). 
A livello complessivo, gli indicatori restano sostanzialmente invariati rispetto al 2017, con tendenza al miglioramento nei comparti del commercio di rottame e ferroleghe e nel taglio e lavorazione della lamiera, che si collocano sui livelli maggiori. Migliorato anche il posizionamento della produzione, pur non registrando risultati pienamente soddisfacenti, mentre peggiorano progressivamente la posizione relativa per i centri servizio e la distribuzione. La redditività, soprattutto operativa, si è stabilizzata confermando però la difficoltà di produrre valore dall'attività svolta, produttiva o distributiva. L'incidenza del valore aggiunto sul fatturato, in calo costante per il triennio 2016-2019, è passata dal 16,7% del 2016 al 14,5% del 2018. Il 77,1% del valore aggiunto complessivo è generato dalla produzione e prima trasformazione dell'acciaio, il 6,2% dalla distribuzione, l'8,4% dai centri servizio, il 3,7% dal comparto del taglio e lavorazione della lamiera e il rimanente 4,6% dal commercio di rottame e ferroleghe. L'EBITDA ammonta a 4,66 miliardi di euro, il 7,5% del fatturato contro il 7,7% del 2017. 

«A livello di intero settore, la solidità si è consolidata, non presentando variazioni di rilievo nel triennio: tale dinamica si osserva anche nei singoli comparti, con alcune eccezioni per determinati indicatori - ha commentato Claudio Teodori, professore ordinario di Economia aziendale dell'Università degli Studi di Brescia -. I rapporti di indebitamento complessivo e finanziario si sono stabilizzati, mantenendo quindi invariate le posizioni relative: il valore maggiore è nel commercio di rottame e ferroleghe, unitamente ai centri servizio, il minore nella produzione, che si conferma il più capitalizzato».  
Con riferimento alla solidità e alla liquidità, tenendo anche conto dell'impatto degli oneri finanziari, la posizione migliore è riscontrata nella produzione, soprattutto grazie a una maggiore capitalizzazione, e nella distribuzione. Segue, con un minimo scarto, il posizionamento del taglio e lavorazione della lamiera. I centri servizio confermano il posizionamento ampiamente sotto la media, prevalentemente a causa dell'indebitamento. Il commercio di rottame e ferroleghe, complessivamente, è allineato al dato medio di settore nel 2018, denotando un sensibile miglioramento visti gli insoddisfacenti valori dei due anni precedenti. 

In Italia nel 2018 la produzione di acciaio è aumentata dell’1,9%, in rallentamento rispetto all’incremento del 3% dell’anno precedente. L'andamento della produzione ha riflesso sia quello del consumo reale di acciaio, che ha registrato un incremento dello 0,3% (+4,2% nel 2017), sia quello del consumo apparente, che è cresciuto del 2,6% (+4,8% nel 2017). Le importazioni di prodotti siderurgici (compresi semilavorati, lingotti e prodotti della prima trasformazione) si sono attestate a 20,8 milioni di tonnellate, con un incremento del 4,7% rispetto al 2017. Le esportazioni si sono invece fermate a 17,6 milioni di tonnellate, con una diminuzione dello 0,5%.

Come sottolineato da Gianfranco Tosini dell'Ufficio Studi siderweb, «nei primi otto mesi del 2019, l'attività nel settore siderurgico è stata condizionata dalla prosecuzione della fase di rallentamento dell'economia globale, causata dal protrarsi delle tensioni commerciali internazionali e dall'indebolimento del ciclo economico». La produzione mondiale di acciaio è comunque aumentata con una percentuale di poco inferiore a quella dello stesso periodo del 2018. Artefice di questo incremento è ancora la Cina, la cui produzione di acciaio è cresciuta di circa il 9%, compensando la riduzione della produzione registrata dal resto del mondo. La produzione di acciaio nei Paesi dell'UE si è ridotta del 2,9%, con percentuali superiori alla media nei principali Paesi produttori: Germania (-4,4%) e Italia (-4,5%).
La riduzione della domanda di acciaio da parte dei settori utilizzatori (in particolare l'automotive) e l’andamento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti/semilavorati condizioneranno negativamente fatturato, margini e utili delle imprese della filiera siderurgica. Secondo Tosini «il comparto più penalizzato sarà quello della produzione di laminati piani, dove nei primi otto mesi del 2019 si sono registrati i cali maggiori dei prezzi di vendita dei prodotti in presenza di un aumento delle quotazioni del minerale di ferro. Nel comparto dei laminati lunghi, la diminuzione del prezzo dei prodotti risulta invece inferiore a quella del prezzo del rottame, per cui l'impatto negativo sul risultato economico sarà influenzato prevalentemente dal calo delle vendite».


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