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Sangoi (Assofermet Acciai): ostacoli del 2022 e previsioni per il 2023

martedì, 20 dicembre 2022 12:20:05 (GMT+3)   |   Brescia

Difficoltà del 2022, aspettative per il 2023 e meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere. Questi gli argomenti che SteelOrbis Italia ha affrontato con Paolo Sangoi, presidente di Assofermet Acciai.

Il 2022 è stato un anno impegnativo tra crisi energetica, aumento dei costi di produzione, guerra Russia-Ucraina. Come descriverebbe l’anno trascorso?

Il 2022 è stato un anno molto particolare, caratterizzato sostanzialmente da tre fasi, ovvero: un primo periodo fino al 24 febbraio dove è continuato il ritracciamento delle quotazioni in un clima di relativa stabilità della domanda dopo un 2021 assolutamente straordinario.
Dal 24 febbraio, con l’inizio delle ostilità in Ucraina, i prezzi, spinti dalla forte domanda apparente e dal rincaro dei costi energetici unitamente a una minore disponibilità di acciaio dal paese invaso e da quello invasore, hanno raggiunto livelli record storici in brevissimo tempo.
A partire da maggio è iniziato un lungo periodo, conclusosi solo alla fine di novembre, caratterizzato da una pesante riduzione del volumi di vendita e da un costante arretramento delle quotazioni arrivando complessivamente a perdere, rispetto alle punte raggiunte a marzo/aprile, fino il 60%.
Ora regna sovrano un clima di estrema prudenza dove alla consapevolezza delle difficoltà economiche che le acciaierie stanno affrontando e il probabile conseguente incremento delle quotazioni dell’acciaio si contrappone una incerta situazione del mercato a valle che ostacolerà la risalita delle quotazioni. Incerta in quanto gli elementi quali l’elevato tasso di inflazione, la discutibile politica di contrasto della Banca Centrale Europea con l’incremento del tasso di sconto, il drammatico rincaro dei costi energetici rappresentano un freno alla domanda, ma al tempo stesso gli indicatori economici, il tasso di disoccupazione, gli investimenti spinti dal PNRR lasciano intravedere una possibile generale ripresa di fiducia.

Cosa si aspetta per l’industria e il mercato globale nel 2023?

Ritengo che ci siamo lasciati alle spalle il periodo peggiore e che le preoccupazioni per una possibile pesante recessione si stiano lentamente attenuando. Vi sono alcuni comparti estremamente importanti quali il settore automotive e l’elettrodomestico che permangono in condizioni critiche ma vi sono molti altri settori come quelli legati all’agricoltura, alla produzione e sfruttamento delle energie rinnovabili, agli investimenti legati ai fondi del PNRR, che sosterranno i consumi del prossimo anno. I report degli economisti e degli analisti di queste ultime settimane sono cautamente ottimisti seppur in un contesto caratterizzato da un elevato tasso di inflazione e dalle incertezze legate al permanere del terribile conflitto che stravolge il centro Europa.

Timidi segnali positivi giungono pure dalla Cina per l’allentamento, anche se ancora eccessivamente prudente, delle politiche restrittive in contrasto alla diffusione del COVID. Ulteriore elemento positivo risulta essere la possibile evoluzione della Salvaguardia in quanto sono attese per il 2023 due revisioni, una periodica, prevista nell’impianto normativo stesso, e una promossa dal WTO su spinta della Turchia. Oltre alla ristrutturazione della legge affinché non ostacoli l’import al punto da compromettere lo stato di salute dello stesso tessuto manifatturiero europeo, tutelando di fatto i soli produttori siderurgici comunitari, è al vaglio anche la possibile rimozione anticipata al 30 giugno del 2023 della norma intera come peraltro Assofermet chiede da tempo giudicandola totalmente inadeguata e ingiusta nonché non rispondente alle repentine variazioni delle situazioni del mercato. Da sottolineare quanto la combinazione tra le restrizioni all’import per effetto della Salvaguardia e il rallentamento produttivo delle acciaierie del periodo COVID abbiano contribuito al rialzo delle quotazioni nel corso del secondo semestre del 2021 innescando il processo inflattivo oggi sostenuto dai costi energetici e dai tassi di interesse.

Cosa ne pensa della tassa sul carbonio alle frontiere dell’UE che è stata recentemente annunciata e dovrebbe entrare in vigore nel 2023?

Accogliamo con favore qualsivoglia misura che contrasti l’inquinamento a patto che gli oneri della stessa non ricadano esclusivamente sulla manifattura comunitaria. In assenza di norme comuni volte a limitare le emissioni di CO2 in tutti i paesi del nostro pianeta si creerebbero delle pericolose disomogeneità che andrebbero a danneggiare proprio i paesi più virtuosi in tema ambientale. La CBAM avrà la funzione di contrastare l’importazione di acciaio da quei paesi che risulteranno essere più inquinanti e al tempo stesso i produttori siderurgici europei saranno costretti a investire ingenti capitali per adeguare le proprie produzioni alle nuove norme previste.
A gennaio 2023 inizierà il periodo di transizione che prevede la registrazione delle operazione per la durata di 3 anni dopodiché gli importatori saranno tenuti a versare le imposte calcolate sulle tonnellate di CO2 associate all’acciaio introdotto nell’UE. In assenza di politiche comuni mondiali assisteremmo a una drammatica perdita di competitività dell’intera industria europea. La nostra manifattura sarà costretta a pagare prezzi dell’acciaio più elevati rispetto ai competitors internazionali così come le acciaierie comunitarie perderanno competitività in export rispetto ai produttori esteri.

Nicole Pastore


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