Federacciai e il futuro dell’acciaio: energia, rottame e politiche UE

venerdì, 27 settembre 2024 12:19:10 (GMT+3)   |   Brescia

L’industria siderurgica europea si trova ad affrontare sfide significative a causa della crescente concorrenza internazionale e delle rigide normative ambientali dell’UE. In questo contesto, la siderurgia italiana, nota per le sue pratiche sostenibili, deve bilanciare opportunità e minacce. L’assemblea annuale di Federacciai, tenutasi a Vicenza il 26 settembre, ha fornito un’importante piattaforma per discutere le strategie necessarie a garantire il futuro del settore.

Il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, nel suo intervento in occasione dell’assemblea, ha delineato le principali sfide per l’industria siderurgica italiana, concentrandosi su due criticità chiave: energia e rottame. Gozzi ha espresso preoccupazioni riguardo alle politiche ambientali dell’UE, che potrebbero danneggiare il settore senza un’adeguata pianificazione. Ha criticato le politiche di decarbonizzazione dell’Europa, definendole «ideologiche e talvolta estremiste», spiegando che «un approccio europeo più pragmatico e realistico ai temi della decarbonizzazione consentirebbe all’industria continentale di guardare con più fiducia al futuro»​. In particolare, ha manifestato forti dubbi sull’apertura di nuovi forni elettrici in Italia senza una chiara strategia per l’approvvigionamento di rottame, una materia prima essenziale per la produzione dell’acciaio. La richiesta è di evitare che il rottame venga esportato verso Paesi con regolamentazioni ambientali meno stringenti, mettendo a rischio la competitività dell’acciaio italiano: «È dal 2014 che cerchiamo di impedire questa assurda situazione, ma non ci riusciamo».

Oltre a questo, Gozzi ha evidenziato l’importanza di colmare il divario competitivo con Paesi come la Germania e la Francia, proponendo soluzioni come l’Energy Release, che mira a fornire energia rinnovabile alle industrie siderurgiche italiane, e l’importazione di energia da fonti rinnovabili dalla Tunisia, tramite un nuovo cavo previsto per il 2028. Gozzi ha anche menzionato un possibile impianto di produzione di DRI (ferro a riduzione diretta) in collaborazione con la brasiliana Vale, contribuendo ulteriormente alla transizione verso la decarbonizzazione.

Gozzi ha inoltre rimarcato come sia necessario affrontare le sfide legate ai costi energetici per migliorare la competitività del settore siderurgico: «Le imprese industriali italiane pagano prezzi dell’energia elettrica sistematicamente superiori rispetto ai concorrenti in altri Paesi europei»​, una disparità che continua a rappresentare un ostacolo significativo.

Nel suo discorso, Gozzi ha rivolto un appello ai giovani siderurgici, incoraggiandoli a proseguire sulla strada dell’innovazione e degli investimenti, fondamentali per il futuro del settore, e a non perdere mai la passione per la fabbrica e il mestiere.

I settori manifatturieri

Oltre alla siderurgia, anche altri settori manifatturieri italiani che dipendono dall’acciaio, come automotive, meccanica, costruzioni e legno-arredo, hanno partecipato al dibattito sulle sfide future. I rappresentanti di Anfia, Federmeccanica, Federcostruzioni e FederlegnoArredo hanno identificato tre priorità comuni: sviluppo tecnologicodigitalizzazione e decarbonizzazione.

Tra i vari punti toccati durante la tavola rotonda, Paola Marone di Federcostruzioni ha sottolineato la necessità di investimenti per migliorare la sicurezza sismica, idrogeologica ed energetica degli edifici, mentre Roberto Vavassori di Anfia ha chiesto una revisione delle scadenze sulle emissioni e una maggiore gradualità nell’applicazione del CBAM, per evitare di danneggiare l’industria automobilistica europea. Corrado La Forgia di Federmeccanica ha posto l’accento sull’importanza della digitalizzazione e della produttività, temi essenziali per garantire la competitività a livello europeo. Claudio Feltrin di FederlegnoArredo ha infine evidenziato l’importanza della collaborazione tra i settori per affrontare insieme le sfide legate a energia e riciclo.

Il sostegno del governo

Durante l’assemblea, il governo italiano ha riaffermato il suo sostegno all’industria siderurgica. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato i rischi legati all’approvvigionamento di gas e ha indicato il nucleare come una delle chiavi per garantire la stabilità energetica del Paese. Ha promosso l’adozione di piccoli reattori modulari, più sicuri e meno invasivi, e ha confermato l’impegno del governo verso l’acciaio verde, in un’ottica di transizione sostenibile.

Anche il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha espresso critiche al Green Deal europeo, in particolare al CBAM, ritenendolo troppo complesso nella sua fase transitoria e potenzialmente dannoso per i produttori europei. Urso ha proposto un divieto all’esportazione di materiali ferrosi dall’Europa, come parte di un progetto per sostenere l’economia circolare. Ha inoltre evidenziato i progressi fatti nel rilancio dell’ex-Ilva e in altri poli siderurgici italiani, tra cui Piombino e Terni, puntando sull’acciaio innovativo e sostenibile.

L’importanza della neutralità tecnologica

L’assemblea è stata conclusa da Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, che ha ribadito l’importanza della neutralità tecnologica nel Green Deal europeo. Orsini ha sostenuto che non si possono imporre cambiamenti tecnologici tramite normative rigide, e ha esortato a continuare il dialogo con i rappresentanti europei per dimostrare la virtuosità dell’industria italiana, che ha già fatto passi avanti significativi, soprattutto nell’uso dei forni elettrici e nella riduzione delle emissioni di CO2. Orsini ha anche evidenziato la necessità di una rete con le Confindustrie europee per coordinare azioni comuni contro il CBAM e l’ETS, oltre a rimarcare la centralità dell’energia nucleare per ridurre la dipendenza dal gas.