Tribunale rigetta l'istanza di Ilva in A.S., Altoforno 2 verso lo spegnimento

giovedì, 01 agosto 2019 10:36:57 (GMT+3)   |   Brescia
       

L'"Afo 2" dell'ex Ilva di Taranto verrà spento entro due mesi. Il giudice del Tribunale di Taranto, Francesco Maccagnano, ha infatti rigettato l'istanza avanzata da Ilva in Amministrazione Straordinaria con la quale i commissari straordinari chiedevano di poter effettuare i lavori di messa in sicurezza dell'Altoforno 2, quello in cui nel giugno del 2015 morì l'operaio Alessandro Morricella. L'ordine di spegnimento dell'impianto era arrivato dalla Procura di Taranto lo scorso 9 luglio, dopo che il gup in data 27 giugno aveva respinto l'istanza di dissequestro presentata dalla stessa Ilva in A.S.

Il giudice Maccagnano nel suo provvedimento sostiene che «far effettuare i lavori e quindi tenere ancora in attività l'mpianto significherebbe esporre i lavoratori ad una condizione di pericolo essendo lo stesso impianto in condizioni di rischiosità. L'Altoforno 2, uno dei tre (Afo 1, Afo 2, Afo 4) attualmente operativi di Ilva, andrà quindi fermato e spento, operazione, questa, per la quale il custode giudiziario dell'area a caldo aveva avviato, su incarico dell'autorità giudiziaria, il relativo cronoprogramma».
Le disposizioni vigenti precludono «di ritenere che le attuali condizioni di Afo 2 e le (carenti) valutazioni di rischio compiute in ordine a tale impianto – così come dettagliatamente descritte nella relazione del custode giudiziario dell'8 ottobre 2018 – siano tali da ricondurre l'uso dell'altoforno in sequestro ad un'area di rischio consentito riconosciuta dall'ordinamento giuridico», si legge ancora nell'ordinanza.

Secondo quanto emerso dopo l'incontro dei giorni scorsi tra il custode giudiziario Barbara Valenzano, i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico e l'azienda, serviranno circa due mesi per procedere allo spegnimento.

«ArcelorMittal prende nota della decisione del Tribunale di Taranto, recapitata a Ilva in A.S., di rigettare la revoca del sequestro dell'Altoforno 2. L'azienda ha preparato un calendario per la chiusura dell'Altoforno 2 come richiesto», si legge in una nota della società. ArcelorMittal, gestore dello stabilimento «non è parte – prosegue la nota – nel procedimento legale, ma sta comunque approfondendo le ripercussioni che da questa decisione possono derivare per l'operatività dello stabilimento di Taranto». L'azienda «spera che una soluzione alternativa sia trovata in quanto il funzionamento dell'Altoforno 2 è parte integrante della sostenibilità del sito di Taranto».

Attualmente gli altiforni del polo tarantino producono 9.000 tonnellate di ghisa al giorno, un volume ben lontano dal garantire il raggiungimento dell'obiettivo dichiarato da ArcelorMittal di 5 milioni di tonnellate l'anno. 

«Apprendiamo della decisione del giudice Francesco Maccagnano di rigettare l'istanza di Ilva in Amministrazione Straordinaria per effettuare i lavori di messa in sicurezza dell'Altoforno 2» ha dichiarato il Segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli. «Da tempo – ha sottolineato Bentivogli in una nota – segnaliamo i ritardi proprio su Afo 2 e tutta l'area altoforni relativi ad alcune prescrizioni vigenti. Questa ulteriore tegola si aggiunge ai 1400 lavoratori in Cig dal 2 luglio a cui potrebbero aggiungersi altri 1000 proprio a causa del sequestro di Afo 2. Da qui al 6 settembre data di cessazione dello scudo penale, la tensione in stabilimento aumenta ogni ora. Se aggiungiamo a questi 2400 i 1700 in Cigs comprendiamo come la lentezza con cui si cerca di disinnescare i problemi ambientali si somma ad un'incertezza del Governo che innesca una bomba sociale inaccettabile. Ancora oggi in Audizione al Senato, un rappresentante del M5S ha ribadito la necessità di riconvertire l’area ex Ilva ad altra attività economica. I lavoratori non vogliono sussidi ma rientrare al lavoro, in un'ambiente salubre. Il benaltrismo – ha aggiunto il sindacalista – non aiuta ne il lavoro ne l'ambiente». 


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