In tutti gli stabilimenti del gruppo ArcelorMittal Italia oggi i lavoratori hanno incrociato le braccia per due ore. L'obiettivo proclamato da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm è quello di ottenere risposte da parte del Governo a pochissimi giorni dalla conclusione, entro il 30 novembre, del negoziato che porterà lo Stato, attraverso Invitalia, ad entrare nel capitale della società e ad avviare così il piano di rilancio del gruppo.
A Roma stamattina i segretari generali Roberto Benaglia, Francesca Re David e Rocco Palombella hanno tenuto una conferenza stampa durante la quale hanno definito «insopportabile» che sia il Governo sia ArcelorMittal abbiano disatteso l'accordo del 6 settembre 2018, perché l'ex Ilva «riguarda il futuro del nostro Paese». I sindacati hanno contestato il fatto di non essere stati coinvolti né nell'accordo del 4 marzo scorso né in quello previsto entro il 30 novembre e hanno chiesto al Governo garanzie sull'occupazione e sugli interventi che si vogliono mettere in campo. Hanno inoltre affermato di aver incontrato ieri l'amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, che oltre a prospettare il raggiungimento di un'intesa nei prossimi giorni ha comunicato che la produzione dell'ex Ilva quest'anno ammonterà a circa 3,3 milioni di tonnellate. Infine, i leader sindacali hanno affermato che la «vera trattativa» sugli esuberi e il confronto sui piani industriale e ambientale inizierà dopo la firma dell'accordo del 30 novembre dal momento che ad oggi i sindacati non conoscono né l'uno né l'altro. La trattativa dovrà avere tre punti fermi imprescindibili, a maggior ragione ora che lo Stato si appresta a formalizzare il suo ingresso in AM: che non sia previsto nessun esubero strutturale, che la questione occupazionale non sia affidata a una CIG all'infinito e che i 1.600 lavoratori circa di Ilva in As vengano riassorbiti.