Il piano industriale presentato da ArcelorMittal Italia al governo in data 5 giugno è «inaccettabile» per i sindacati metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil, che hanno proclamato lo sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo dalle 7:00 di martedì 9 giugno. Nello stesso giorno i ministri dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e dell'Economia Roberto Gualtieri incontreranno le segreterie nazionali delle organizzazioni dei lavoratori.
Finora sono emersi solo pochi dettagli del nuovo piano, ma quello riguardante gli esuberi è bastato a mettere sul pieno di guerra i sindacati. ArcelorMittal prevede 3.200-3.300 licenziamenti tra il 2020 e il 2025, il mancato reinserimento in fabbrica dei lavoratori di Ilva in Amministrazione Straordinaria (circa 1.800), una produzione di 6 milioni di tonnellate almeno fino al 2023, lo stop al rifacimento dell'altoforno 5.
«Si apprende che il piano presentato oggi al Governo da ArcelorMittal è sostanzialmente lo stesso di cui si parla da quasi un anno con il cambio della direzione; con le aggravanti dell'ulteriore rinvio degli investimenti per il revamping dell'AFO 5 e del blocco del piano ambientale». Così il leader Fiom, Francesca Re David ha commentato le indiscrezioni sul nuovo piano. Per Re David «la crisi determinata dalla pandemia del COVID-19 non c'entra assolutamente nulla. Negli stabilimenti la situazione sta diventando esplosiva per una gestione inadeguata messa in atto dall'azienda. È inaccettabile qualunque soluzione che smentisca l'accordo che abbiamo fatto che prevedeva zero esuberi. Riteniamo – ha aggiunto – che questo piano sarà giudicato irricevibile anche dal governo tanto più che adesso lo Stato entrerebbe nella proprietà».
Perplessità sono state sollevate anche riguardo al sostegno economico chiesto dall'azienda, cioè 200 milioni di euro a fondo perduto a titolo di indennizzo COVID e un prestito di 600 milioni don garanzia SACE.