L'accordo che segna l'ingresso dello Stato nell'ex Ilva sarà firmato entro oggi. I pilastri del protocollo d'intesa tra ArcelorMittal Italia e Invitalia sono quelli dei quali si era già parlato nelle scorse settimane: a inizio 2021 ingresso dello Stato al 50% in AM InvestCo (la società che sta gestendo in affitto l'ex Ilva) attraverso un investimento di 400 milioni di euro, percentuale che salirà al 60% nel giugno del 2022 con un nuovo aumento di capitale di 800 milioni. Il piano industriale prevede che si torni a una produzione di 8 milioni di tonnellate nel 2025 con l'altoforno 5 rinnovato, l'altoforno 4 in funzione, un forno elettrico e due impianti DRI. L'investimento è stato stimato dall'ad di Invitalia, Domenico Arcuri, in 2,1 miliardi di euro.
La sottoscrizione dell'intesa avverrà rigorosamente da remoto. Secondo quanto riportato da fonti di stampa, l'unica incertezza che ha dominato i negoziati nelle ultime ore sembra essere stata la traduzione dei termini dell'accordo dall'inglese all'italiano.
Nel frattempo, il Comune di Taranto, col sindaco Rinaldo Melucci, contesta fortemente l'accordo perché ritiene che non offra adeguate garanzie ambientali e chiede una decarbonizzazione totale dello stabilimento o, in alternativa, la chiusura dell'area a caldo. In segno di dissenso verso l'intesa, i sindaci del Tarantino nelle ultime ore hanno consegnato al prefetto Demetrio Martino le proprie fasce tricolore. «Il Governo si appresa a firmare il sacrificio di altre generazioni di tarantini senza che siano stati nemmeno resi pubblici i termini dell'intesa col privato» ha accusato il sindaco Melucci.