Arcuri: «Stato da subito nell'ex Ilva con una quota rilevante»

lunedì, 16 novembre 2020 14:29:16 (GMT+3)   |   Brescia
       

Le trattative tra governo italiano e ArcelorMittal sull'ex Ilva sono in fase avanzata e, benché non sia ancora stato firmato un accordo, l'ad di Invitalia, Domenico Arcuri, si è detto ottimista nel corso della call conference svoltasi venerdì 13 novembre con i ministri Patuanelli (Sviluppo economico), Gualtieri (Economia) e Catalfo (Lavoro), i segretari generali dei sindacati metalmeccanici e i commissari straordinari di Ilva in A.S.

Tre gli scenari di cui ha parlato il numero uno di Invitalia. Il primo vede ArcelorMittal esercitare il diritto lasciare lo stabilimento pagando mezzo miliardo di euro. La seconda possibilità è che l'azienda rimanga nello stabilimento ma resti in locazione fino a giugno 2022, gestendolo nella misura e nelle modalità che ritiene più convenienti. Il terzo scenario è quello nel quale si sta muovendo il governo e che vedrebbe una partecipazione da subito del socio pubblico «con una presenza – ha precisato Arcuri – ancora più rilevante di quanto immaginavamo». 

Il piano industriale si baserebbe sull'intesa dello scorso marzo, dunque progressiva decarbonizzazione, aumento dell'impiego dell'altoforno 5 e forni elettrici. La produzione dovrebbe risalire progressivamente dagli attuali 3 milioni di tonnellate circa fino alla soglia di 8 milioni di tonnellate annue, con l'impiego della totalità della forza lavoro. 

Secondo Roberto Benaglia (Fim), il governo ha fornito un quadro ancora troppo generico rispetto agli impegni e alla società con ArcelorMittal. «Con Invitalia lo Stato entrerà nel capitale e assumerà una partecipazione maggioritaria, ma sul resto tutto è ancora incerto» ha affermato, ricordando che mancano due settimane alla scadenza del 30 novembre. Ancora più critico Rocco Palombella (Uilm): «Dopo otto mesi di trattativa segreta, siamo ancora di fronte a ipotetici scenari futuri sulla più grande acciaieria europea. Patuanelli, Gualtieri, Catalfo e Arcuri non sono stati in grado di spiegarci a quale punto sia arrivato il confronto, ma non è più il tempo degli scenari. Vogliamo conoscere effettivamente quali sono le condizioni e i tempi previsti dall'ipotetico accordo. La situazione di drammaticità che si vive negli stabilimenti non è più sopportabile» ha concluso.


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