«Il focus della presenza dello Stato nel mercato e nella filiera dell'acciaio è a sostegno della filiera, che è trainante per le nostre attività produttive. Credo che ci possa essere un percorso verticale sulla nostra penisola, da Taranto fino a Genova e poi fino alla Lombardia e al Nord Est». Lo ha affermato Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, in collegamento con l'assemblea generale di Confindustria Brescia, svoltasi nel pomeriggio di ieri 14 dicembre.
Alla domanda se l'ingresso dello Stato al fianco di ArcelorMittal Italia nell'ex Ilva non possa essere un fallimento come altre operazioni simili in passato, Patuanelli ha risposto che oggi il settore dell'acciaio «è cresciuto, sono cresciute anche le imprese private» e comunque «noi non abbandoniamo la parte industriale, infatti ArcelorMittal fa parte della cordata».
«La filiera dell'acciaio, proprio perché strategica per il nostro Paese, non poteva essere abbandonata totalmente nelle mani di investitori che molto spesso hanno utilizzato soprattutto Taranto "a fisarmonica", producendo di più o di meno a seconda degli altri mercati», ha aggiunto.
Il ministro ha sottolineato che «lo Stato dà la garanzia che gli investimenti vadano nella direzione del rifacimento degli impianti, della manutenzione, della sicurezza sui luoghi di lavoro, della riduzione degli impatti ambientali». Su questo tema, Patuanelli ha detto: «Non credo possa essere risolto all'interno del nostro Paese: serve un adeguamento europeo». Infatti, ha aggiunto, «se noi adeguiamo le produzioni, non possiamo sostenere la competizione al ribasso dei prezzi di produzioni fatte in altre parti del mondo e che utilizzano tecniche che non hanno nel rispetto ambientale il loro principio basilare.
Patuanelli ha infine confermato che il contratto stipulato con ArcelorMittal Italia prevede il cambio di nome dell'ex Ilva, ma ha definito «incidentale» questa circostanza. La nuova denominazione non è ancora stata scelta.