Sono stati fermati nuovamente alcuni impianti dell'ex Ilva, disattendendo il piano di marcia comunicato da ArcelorMittal Italia soltanto una settimana fa. L'azienda, hanno spiegato i coordinatori di fabbrica Fim-Fiom-Uilm-Usb, ha deciso di rimandarne la ripartenza «a causa di un rallentamento produttivo di alcuni clienti». Si fermeranno il reparto Decapaggio (da oggi), il Decatreno (dal 16 maggio), il reparto PLA (dal 17 maggio), la Zincatura (che sarebbe dovuta ripartire il 18 maggio) e il TNA2 (già fermo per manutenzione). Proseguirà regolarmente la marcia, invece, della Zincatura 1.
La ripartenza degli impianti dell'area a freddo era stata fissata in precedenza per il periodo tra l'11 e il 18 maggio coinvolgendo un totale di 630 lavoratori.
I sindacati ritengono «inaccettabili e ingiustificate le modalità con cui l'azienda, a seguito di una comunicazione di ripartenza degli stessi impianti di pochi giorni fa, modifica di fatto quanto precedentemente comunicato». Giudicano inoltre «immotivate le scelte della multinazionale» che si starebbe celando «dietro una strategia già definita». Per questo considerano «necessario un immediato intervento da parte del Governo per salvaguardare il futuro occupazionale e ambientale del territorio ionico».
Nel frattempo, secondo quanto riportato da fonti di stampa, sarebbero ripresi i colloqui tra ArcelorMittal Italia, Ilva in A.S., funzionari del governo e Invitalia per accelerare i tempi dell'ingresso dell'agenzia di Stato nel capitale dell'azienda siderurgica con una partecipazione del 40-50%. La stessa Invitalia starebbe cercando partner industriali e finanziari per un affiancamento nel progetto, dal momento che l'investimento potrebbe ammontare fino a 1,3 miliardi di euro. Tuttavia, l'impresa potrebbe essere tutt'altro che semplice considerato che il settore dell'acciaio sta risentendo fortemente della pandemia di COVID-19.