Durante la fiera biennale Made In Steel 2025 in corso in questi giorni a Rho Fiera Milano, SteelOrbis ha avuto l’occasione di intervistare Giuseppe Pasini, presidente di Feralpi Group e di Confindustria Lombardia.
Tra i temi toccati si sono inseriti la decarbonizzazione e il green, ma anche le criticità legate ai mercati e ai costi di produzione, nonché al reperimento di materie prime strategiche come il rottame.
Per cominciare le chiederei come sta andando la fiera.
La fiera sta andando bene, è sempre bello ritrovarsi tutti insieme noi della filiera dell’acciaio, seppure in questo momento in cui la situazione geopolitica globale non è delle migliori. Il Made in Steel rimane comunque un’occasione da non perdere per il confronto con il mercato e con gli altri operatori.
Non so se ha seguito il discorso inaugurale di stamattina, cosa ne pensa?
Sì, l’ho seguito, e francamente mi trovo d’accordo con l’affermazione secondo cui la filiera deve effettivamente confrontarsi con una serie di difficoltà che non riguardano solo la produzione, i costi, ecc., ma anche con difficoltà burocratiche legate al confronto con le istituzioni o altri enti. Non mi trova invece d’accordo con la dichiarazione secondo cui in Europa il consumo di rottame ogni anno sia inferiore del 20% rispetto all’effettiva disponibilità di questa risorsa sul territorio. Non è così. Tradizionalmente il rottame europeo ha sempre seguito rotte che vanno dal nord Europa verso la Turchia e l’India. Sono vie stabili e ormai consolidate, ma c’è il rischio che – se l’UE non interviene – la situazione possa cambiare, e sta già cambiando: il rottame è una risorsa sempre più strategica per il passaggio verso la produzione a forno elettrico ad arco.
Parlando di produzione a forno elettrico, so che state per inaugurare un nuovo laminatoio presso il vostro stabilimento in Germania.
Sì, è stato il risultato di numerosi investimenti che Feralpi ha voluto portare avanti sul territorio tedesco e non solo. Posso dire che ci siamo riusciti, e siamo contenti di questo nuovo traguardo.
Il nuovo laminatoio di Feralpi Stahl, che verrà inaugurato il prossimo 15 maggio presso lo stabilimento di Riesa, in Sassonia, sarà il primo laminatoio in Germania dedicato alla produzione di spooler e il primo al mondo in grado di realizzare bobine fino a 8 tonnellate. Inoltre, si tratta di un impianto all’avanguardia a zero emissioni dirette, che si inserisce nell’ambito della strategia ESG del Gruppo Feralpi insieme alla gamma FERGreen, già citata da SteelOrbis.
Come vede il mercato tedesco per il momento?
Rispetto al terzo trimestre del 2024 la situazione mi sembra leggermente più vivace. Sembra che Mertz alla guida stia dando qualche segnale di speranza al comparto industriale, ma è ancora presto per sapere come andranno le cose. Considerato che in prima istanza non ha avuto l’approvazione della maggioranza, si potrebbe pensare che questa nuova coalizione sia piuttosto fragile. Staremo a vedere.
E in Polonia?
In Polonia gli affari stanno andando molto bene direi, quest’anno [2024] abbiamo venduto tanto.
Cosa mi dice della situazione del mercato locale in Italia, invece?
La maggior parte dei nostri investimenti in Italia sono nel settore delle infrastrutture, dove la domanda e i consumi sono a livelli accettabili. Abbiamo visto un leggero calo nel settore edile dopo il boom del Superbonus negli anni passati, ma grazie alla spinta dei fondi del PNRR le infrastrutture devo dire che vanno bene.
Lato costi, come pensa che si evolveranno le criticità legate al rottame e all’energia elettrica?
Innanzitutto bisogna sottolineare due cose: la prima, è che il costo del rottame in Italia è molto più alto rispetto al nord Europa, e la seconda è che i costi dell’elettricità in Italia sono più alti del 40% rispetto alla media UE e del 70% rispetto alla Francia, che è il Paese UE con il minore costo dell’energia elettrica.
Queste due criticità vanno superate, e il modo di farlo, a mio avviso, sarà innanzitutto investire maggiormente nelle rinnovabili, come l’eolico e il solare, e rendere l’accesso all’utilizzo di queste risorse di energia meno burocratizzato. Inoltre c’è il tema del nucleare. È ancora presto per parlarne, però è presente, ed è un tema. A mio avviso, non sarebbe male poter contare su un 15-20% dell’energia proveniente da fonti nucleari.
Infine, sinceramente, noto un po’ di resistenza da parte delle regioni italiane quando si deve passare dalla teoria alla pratica. In teoria, tutti si riempiono la bocca di parole come green, decarbonizzazione, rinnovabili, ecc., ma quando si tratta di fare passi concreti verso progetti di questo tipo, l’impegno sembra essere sempre poco. E non mi sembra che l’Europa si stia sforzando più di tanto per rendere concrete le misure verso una produzione di energia più pulita.
Michela Medici