Nel corso dell’edizione 2025 di Made in Steel, in programma in questi giorni a Milano, Giuseppe Pasini – presidente di Feralpi Group e di Confindustria Lombardia – ha tracciato un’analisi lucida e appassionata del settore siderurgico. Protagonista del panel “Mercato e dintorni: congiuntura e prospettive per acciaio e carbonio”, Pasini ha affrontato i temi caldi della congiuntura, delle politiche industriali europee e della transizione green, senza risparmiare critiche al quadro normativo comunitario e alle derive speculative che minacciano la competitività della siderurgia continentale.
Un mercato in cerca di stabilità
«In questo momento parlare di mercato non è facile, perché ci troviamo in una fase di grande confusione» ha esordito Pasini, riferendosi in particolare all’andamento degli acciai per l’edilizia. «Grazie anche al PNRR i consumi stanno tenendo in Italia; hanno tenuto nel 2024 e continuano a farlo anche nei primi mesi del 2025. Ma sul residenziale stiamo osservando un calo evidente, dovuto all’effetto-rimbalzo del bonus 110% e ai tassi di interesse ancora elevati».
L’incertezza macroeconomica è aggravata dalla lentezza della macchina amministrativa e dalle difficoltà strutturali in Germania: «È un Paese che ha bisogno di grandi investimenti infrastrutturali, dopo anni di stasi. Ora si parla di mille miliardi di euro stanziati, di cui 500 per la difesa e altrettanti per infrastrutture e digitalizzazione: se impiegati correttamente, potrebbero rappresentare un nuovo slancio anche per il nostro settore».
Nonostante le difficoltà, Eurofer prevede una leggera stabilizzazione nella domanda di acciaio per la seconda metà del 2025, mentre sul fronte extra-UE l’attenzione si concentra sulla pressione cinese: «La Cina può arrivare massicciamente sui nostri mercati, cosa che già sta facendo. È una minaccia concreta, soprattutto in un contesto di regionalizzazione dei flussi».
Green Steel e rottame: le sfide del Piano europeo
Ampio spazio è stato dedicato alle valutazioni sul European Steel Action Plan. Pasini non ha nascosto le sue perplessità: «Le misure appaiono a dir poco timide. È inutile individuare i problemi senza proporre soluzioni. Noi imprenditori lo facciamo ogni giorno, mentre in Europa si continua a rallentare». Uno dei nodi centrali resta la gestione del rottame ferroso: «Se vogliamo davvero fare Green Steel, il rottame deve rimanere in Europa. Non ha senso che ogni anno 18 milioni di tonnellate vengano esportate, di cui il 60% verso la Turchia. E le navi che trasportano questo materiale non inquinano? È un’evidente contraddizione».
Il presidente di Feralpi ha anche rimarcato il ruolo guida dell’Italia nel percorso verso la decarbonizzazione: «La nostra è la siderurgia più sostenibile d’Europa: il 90% della produzione proviene da forno elettrico. È impensabile che le lobby dello shipping e della finanza pesino più dei produttori industriali».
FERGreen: la risposta concreta di Feralpi
In questo scenario si inserisce FERGreen, il nuovo progetto strategico del gruppo Feralpi, presentato proprio a Made in Steel. Si tratta di una piattaforma che aggrega tutte le attività legate alla sostenibilità del gruppo, con l’obiettivo di abbattere l’impronta carbonica dei processi e valorizzare il modello dell’economia circolare. Il piano include interventi su impianti, tecnologie, digitalizzazione, recupero di sottoprodotti e fonti energetiche alternative, rappresentando un esempio tangibile di come l’industria possa guidare la transizione senza attendere interventi esterni.
Difendere la manifattura europea
Nel suo intervento, Pasini ha sottolineato come la battaglia per il Green Steel sia anche una battaglia culturale: «L’Europa sembra aver dimenticato le sue radici industriali. Si va verso un modello sempre più finanziarizzato, mentre servirebbe una rivoluzione del pensiero industriale. Non possiamo più accettare che i nostri impianti elettrici green paghino l’energia più cara del continente».
La richiesta è netta: regole eque per competere. «Non si tratta di protezionismo – ha spiegato – ma di equilibrio. Oggi non siamo più competitivi fuori dall’Europa: i costi delle materie prime, del rottame e dell’energia ci penalizzano troppo. Il nostro mercato di riferimento resta l’Europa, ma dobbiamo difenderlo da un’aggressività esterna sempre più marcata».
La forza della siderurgia italiana
Guardando ai prossimi anni, Pasini ha espresso fiducia nelle capacità del settore: «Gli imprenditori italiani hanno dimostrato di saper reagire, innovare e resistere. La nostra forza lavoro è competente e flessibile, un asset fondamentale in un mercato sempre più instabile».
E ha concluso con un appello alla responsabilità comune: «Dobbiamo continuare a credere nell’industria. Made in Steel è il luogo ideale per ribadire che l’acciaio non è solo materia prima, ma cultura, competenza e futuro. E che la bellezza dell’acciaio – tema di questa edizione – è anche la sua resilienza».