Effetti ed efficacia delle sanzioni occidentali sul settore siderurgico russo, parte 2

venerdì, 01 luglio 2022 14:22:36 (GMT+3)   |   Istanbul
       

La pressione esercitata dalle sanzioni internazionali sulla Russia è senza precedenti ed è destinata ad aumentare in futuro, e in questi mesi ha influito in modo critico sulle capacità di esportazione degli stabilimenti locali. I problemi con le banche, i pagamenti, le assicurazioni e le operazioni di spedizione in generale, insieme ai rischi reputazionali per i clienti, hanno portato a una situazione in cui i prezzi all'esportazione della Russia hanno perso lo status di benchmark globali in tutti i segmenti, inclusi billette, bramme, HRC, rottame e ghisa. Oltre ad avere difficoltà a trovare clienti, concludere accordi e negoziarne tutti i dettagli, gli esportatori russi devono comunque vendere molto al di sotto dei normali prezzi di mercato poiché gli acquirenti vogliono tutelarsi da possibili rischi e perdite. Tuttavia, l'atteggiamento di alcuni mercati, prevalentemente asiatici, nei confronti della Russia è simile a quello verso un "secondo Iran": gli scambi e le offerte a basso prezzo non hanno un grande effetto sulla situazione generale del mercato. Invece, in alcune regioni come la Turchia, ad esempio, i prezzi aggressivi dalla Russia influiscono sul mood generale ed esercitano pressioni sui settori correlati.

Con il passare del tempo e l'inasprirsi delle sanzioni, sempre più acquirenti internazionali temono sanzioni secondarie e il numero dei mercati disposti a collaborare con la Russia diminuisce. Tuttavia, la Russia è riuscita finora a mantenere la sua presenza nei mercati di esportazione, soprattutto in quei segmenti che hanno un numero limitato di origini alternative.

Continuano le esportazioni di bramme dalla Russia, cambiano i flussi commerciali

I fornitori russi di semilavorati restano presenti sui mercati di esportazione, anche se la situazione è leggermente diversa nei segmenti di bramme e billette. Il mercato delle bramme in acciaio, in termini di spedizioni dal Mar Nero, è stato notevolmente rimodellato a seguito della guerra. Ucraina e Russia sono stati per molti anni i principali fornitori di bramme nell'UE e in Turchia, ma la situazione è cambiata. L'Ucraina non è considerata un esportatore affidabile ora poiché non ha accesso ai suoi porti marittimi a causa dell'occupazione russa. Inoltre, le principali attività di Metinvest per la produzione di bramme mercantili si trovavano a Mariupol, che al momento non è controllata dall'Ucraina. Mentre l'azienda sta lavorando per reindirizzare la sua logistica al mercato europeo, il ripristino della fornitura di bramme per l'esportazione è dubbio, dato che la produzione di Zaporizhstal si basa su una vecchia tecnologia.

In Turchia, Russia e Ucraina erano i principali fornitori con circa 1 milione di tonnellate di bramme vendute nel 2021. All'inizio, la Turchia ha ricevuto offerte dall'Asia e alcuni lotti sono stati ordinati, ma il paese ha continuato ad acquistare principalmente dalla Russia, in particolare da NLMK poiché lo stabilimento non è ancora soggetto a sanzioni dirette. Alcuni volumi sono stati acquistati anche da Alchevsk, con sede nel Donbass. Complessivamente, il materiale russo e proveniente dal Donbass viene negoziato a un prezzo notevolmente scontato in Turchia, con una differenza di circa 160-170 $/t rispetto ai prezzi locali degli HRC.

Nell'UE, subito dopo l'inizio della guerra, molti clienti sono andati nel panico, sapendo che ci sarebbero state cancellazioni e ritardi degli ordini. A quel tempo, molti carichi sono stati ordinati dall'India, dall'Indonesia, dal Vietnam, dal Brasile e persino dalla Cina per compensare i volumi mancanti. Attualmente, gli acquirenti europei che hanno un bisogno regolare di bramme, stanno cercando di rifornirsi dall'Asia o dal Brasile, mentre alcuni stanno ancora acquistando dalla russa NLMK, dato che le importazioni di semilavorati dalla Russia non sono vietate nell'UE, a differenza degli acciai finiti e delle materie prime. Lo stesso regolamento consente a NLMK di fornire ai propri asset europei bramme dalla Russia (circa 130.000-150.000 tonnellate mensili), almeno per ora. La russa Severstal è uscita completamente dal mercato europeo dopo le prime sanzioni emesse contro il suo principale azionista e ha reindirizzato il suo commercio di bramme in Asia.

In Asia, il principale acquirente di bramme dalla Russia è stata la Cina, che ha acquistato dai principali venditori russi, non solo Severstal che ha perso i suoi mercati tradizionali, ma anche da NLMK, Evraz e MMK. «Le vendite in Cina possono essere effettuate in RMB. Sono scambi sicuri, ma il prezzo è solitamente il più basso», ha affermato un trader asiatico. A fine di giugno, le offerte di bramme dalla Russia alla Cina sono scese a 530 $/t CFR, registrando un forte calo di 140-170 $/t rispetto agli accordi conclusi nei mesi precedenti a 670-700 $/t CFR; secondo le fonti potrebbero scendere ulteriormente. Anche Taiwan ha acquistato volumi significativi di bramme russe, mentre alcuni lotti sono stati scambiati con Indonesia e Thailandia, ma questi paesi non sono stati i principali acquirenti in quanto la domanda stessa nel sud-est asiatico era inferiore.

Inoltre, se i fornitori russi non sono riusciti a mantenere le loro quote in mercati di esportazione lontani (fatta eccezione per l'Asia), ciò non è del tutto vero per il segmento delle bramme. In particolare, a maggio sono state registrate almeno due vendite di bramme da NLMK in America Latina.

Export di billette dalla Russia: le destinazioni sono limitate, ma non i volumi

Turchia ed Egitto sono diventati i principali acquirenti di billette dalla Russia nonostante le sanzioni e i rischi connessi. Un primo motivo è che questi Paesi non hanno aderito alle restrizioni internazionali riguardo alla Russia; inoltre, entrambi hanno trovato un modo per pagare e aggirare le sanzioni. Tuttavia, in Turchia molte acciaierie hanno preferito aumentare la propria produzione di billette, attraverso un maggiore utilizzo di rottame, o tagliare la produzione di billette mercantili, piuttosto che correre il rischio di commerciare con la Russia. Le aziende di rilaminazione, che oggi sono i principali acquirenti turchi di billette, non hanno avuto alternative alle importazioni: le altre billette provengono dall’Iran o da costosi mercati asiatici. Il numero di offerte di billette locali in Turchia è stato limitato per molto tempo. Tuttavia, non si può dire che il commercio di billette nella regione sia così facile per i russi. I fornitori si trovano costantemente sotto pressione: sconti, navi per i trasporti, assicurazione e modalità di incasso li possono mettere in difficoltà. Ultimamente, un numero sempre maggiore di trader ha iniziato a cercare di vendere in volumi maggiori carichi dalla Russia, compresi quelli provenienti dalla regione del Donbass.

Di conseguenza, le billette dalla Russia vengono vendute con uno sconto importante, facendo scendere i prezzi nel relativo segmento. In particolare, a fine giugno, il differenziale tra gli ultimi prezzi delle billette e del tondo importati in Turchia si attestava in media intorno ai 130 $/t, mentre in Egitto era di almeno 230 $/t. Il costo di laminazione dalla billetta al tondo in entrambi i Paesi è di circa 60 $/t. Oltre all’Egitto, le billette russe vengono commerciate anche con altri Paesi del Nord Africa, come la Tunisia, e nel complesso hanno creato un ambiente di concorrenza dannoso nella regione. In particolare, la Turchia ha difficoltà a esportare le billette a prezzi discreti e deve guardare ben oltre i suoi canali abituali.

In Asia, le billette dalla Russia hanno subito forti riduzioni di prezzo rispetto ad altre provenienze, sebbene comunque minori rispetto ad altre destinazioni, con sconti di 20-30 $/t. L’unica destinazione asiatica in cui le vendite dalla Russia sono diminuite in modo significativo sono le Filippine, che hanno legami molto stretti con gli Stati Uniti. Le banche stanno inoltre consigliando alle acciaierie di non acquistare dalla Russia per evitare possibili effetti collaterali.

Alcuni lotti sono stati venduti quando la guerra era appena iniziata, ma tutte le vendite vociferate successivamente sono state smentite dagli acquirenti. Cina e Taiwan sono stati i principali acquirenti di billette dalla Russia, e quest’ultima è riuscita persino ad aprire conti correnti in dollari per i pagamenti. Questo ha aiutato grandi produttori come Evraz – che di solito vende tutti i principali volumi di billette all’Asia – a non tagliare troppo la produzione e a mantenere la propria quota di mercato.

Non sono state segnalate vendite di billette provenienti dalla Russia verso l’America Latina, che solitamente acquistava da Ucraina, Russia o Turchia. Non solo i problemi di pagamento, ma anche gli enormi costi di trasporto (fino a 300 $/t) hanno reso questa destinazione impossibile per la Russia.

In difficoltà le esportazioni dalla Russia di acciaio finito (soprattutto HRC)

In generale, nonostante l’aumento del tasso di cambio della valuta locale e i problemi di vendita all’estero, le acciaierie russe continuano a trattare per qualsiasi volume e qualsiasi destinazione per poter ottenere liquidità. I produttori si sono concentrati a lungo termine sulle vendite di billette quadrate piuttosto che di prodotti finiti, tenendo conto anche del fatto che anche prima della guerra le esportazioni di tondo e vergella dalla Russia non erano significative, ma gli acquirenti avevano un’ampia scelta di alternative come la Turchia, il Consiglio di cooperazione del Golfo e i paesi asiatici. Di conseguenza, negli ultimi mesi le esportazioni russe di acciaio finito sono state rappresentate principalmente da HRC.

I principali mercati di destinazione sono la Turchia e il Nord Africa, oltre all’Asia. Inoltre, la Turchia è stata una delle principali destinazioni di vendita per la Russia, sebbene la situazione vari a seconda del fornitore. La NLMK, pur non essendo sottoposta a sanzioni dirette, ma a restrizioni finanziarie e di altro tipo, può vendere in Turchia con relativa facilità, anche se a prezzi scontati. Severstal ha più problemi a vendere e i suoi prezzi sono considerati praticabili solo se inferiori di almeno 20-30 $/t rispetto ai prezzi della NLMK e di circa 50-70 $/t rispetto ai prezzi locali in Turchia. Secondo quanto riferito dalle fonti, la MMK ha consegnato il materiale alla propria attività in Turchia (la MMK Metalurji) e non sono state segnalate vendite a terzi. «Possono consegnare gli HRC a Metalurji – ha commentato una fonte – dato che sono in sostanza la stessa società e non ci sono problemi di pagamento. Probabilmente stanno consegnando più di 100.000 tonnellate al mese».

Per gli esportatori russi di HRC l’Asia risulta più interessante, poiché in questa regione non sono molti i Paesi che hanno applicato o sostenuto le sanzioni internazionali. Tuttavia, i mercati maggiori, in particolare il Vietnam, si rifiutano di trattare per HRC provenienti dalla Russia, temendo sanzioni secondarie, soprattutto perché i rilaminatori locali sono già stati penalizzati per aver acquistato materie prime dalla Cina a basso costo e averle rivendute agli Stati Uniti sotto forma di acciaio rivestito. Di conseguenza, la Russia tratta solo con alcuni mercati asiatici, ma questa cooperazione non può essere considerata sostenibile. Negli ultimi mesi, Severstal ha venduto due carichi di HRC da 30.000 tonnellate all’India con un grande sconto, soprattutto considerando l’effetto delle tasse sulle esportazioni recentemente introdotte nel Paese. Un altro lotto di 30.000 tonnellate è stato venduto all’Indonesia non molto tempo fa. Un’altra acciaieria, presumibilmente la NLMK, ha venduto 45.000 tonnellate al Nepal, mentre offerte di HRC proveniente dalla Russia a basso costo sono state segnalate anche per il Pakistan e la Cina.

Conclusioni

L’opinione comune riguardo alle sanzioni sulle esportazioni di acciaio dalla Russia è che per ora l’efficacia è limitata e non può portare a una riduzione significativa dei volumi di vendita dal Paese. «L’acciaio continua a viaggiare e le sanzioni non hanno fermato alcuna attività» ha dichiarato una fonte, riassumendo la situazione. Tuttavia, le sanzioni hanno alterato visibilmente il processo commerciale: in tutte le fasi, dalle trattative ai pagamenti e al trasporto, gli esportatori russi di acciaio devono affrontare dei problemi. Inoltre, le loro destinazioni di vendita sono cambiate: alcuni acquirenti hanno aumentato i loro acquisti grazie ai prezzi scontati rispetto ai materiali di origine non russa, mentre altri, come soprattutto l’Europa, stanno evitando di commerciare con la Russia. L’impatto più debole delle sanzioni si è registrato nelle vendite di prodotti a monte, mentre è stato più significativo nelle vendite di prodotti a valle, dove i clienti hanno più alternative.

Quattro mesi dopo l’inizio della guerra della Russia contro l’Ucraina, il mercato si è adattato alle nuove condizioni, ma le previste sanzioni secondarie, che potrebbero essere imposte dagli Stati Uniti e dall’Europa, potrebbero innescare ulteriori cambiamenti nei flussi commerciali. Una cosa è certa: commerciare con la Russia resta possibile, ma non è più facile come prima.


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