Sciamarelli (EUROFER): ripresa della domanda soltanto nel 2021, necessario difendersi dall'import

giovedì, 14 maggio 2020 10:49:31 (GMT+3)   |   Brescia
       

La domanda di acciaio non vedrà una ripresa prima dell'inizio del 2021 e per allora l'UE dovrà essere pronta a fronteggiare ingenti volumi di importazione che potrebbero inondare il mercato. Lo ha dichiarato Alessandro Sciamarelli, Director of Market Analysis and Economic Studies di EUROFER, durante l'appuntamento di ieri 13 maggio della serie di webinar di SteelOrbis dedicata alle conseguenze dell'emergenza coronavirus. 

La presentazione del dott. Sciamarelli si è aperta con la premessa che i settori che utilizzano acciaio erano stati gravemente colpiti già nel 2019, cioè prima dello scoppio della pandemia, a causa del peggioramento delle condizioni del commercio globale e dell'indebolimento del ciclo manifatturiero. Solo le costruzioni hanno mostrato una maggiore resilienza lo scorso anno, in parte grazie all'ingegneristica civile, in parte grazie al fatto che il ciclo del settore è normalmente sconnesso da quello economico generale. L'automotive ha invece subito il secondo calo consecutivo su base annua, che è stato ancora più accentuato di quello registrato nel 2018. In sintesi, lo SWIP (indice composito dei settori utilizzatori di acciaio), il consumo apparente e il consumo reale sono calati per la prima volta dal 2013, rispettivamente dello 0,2%, del 5,3% e del 2,6%. 
La situazione è peggiorata ulteriormente con il propagarsi dell'emergenza sanitaria. Tutti i settori utilizzatori hanno registrato un calo degli ordini, che per l'ingegneria meccanica, l'automotive e i beni in metallo è stata particolarmente accentuata a marzo di quest'anno. 

Parlando di importazioni di acciaio nell'UE, Sciamarelli ha affermato che nel 2019 si è registrata una contrazione dei volumi pari all'11,5%, dopo il +12,5% del 2018. Tuttavia, l'import è apparso molto volatile e l'attuale sistema di salvaguardia ha permesso un insolito picco di arrivi a luglio. I principali paesi esportatori sono rimasti gli stessi del 2018: Turchia, Russia, Corea del Sud, India e Cina. A febbraio di quest'anno, le importazioni dalla Turchia hanno fatto segnare un calo del 57% su base annua, mentre quelle dalla Cina sono crollate dell'84% a causa dell'emergenza COVID-19 con cui il paese asiatico stava già combattendo. Nonostante il recente calo delle importazioni dalla Turchia, a febbraio gli arrivi di coils laminati a caldo (HRC) dal paese sono rimasti al di sopra della media del periodo 2015-2017 (quello preso a riferimento dalla salvaguardia). Per questo motivo EUROFER ritiene necessaria un'indagine antidumping sul prodotto turco. Nel momento in cui si scrive, la Commissione europea ha annunciato l'apertura di un procedimento contro le importazioni di piani laminati a caldo turchi.

«Le misure di lockdown – ha ricordato Sciamarelli – hanno portato a una chiusura industriale quasi totale ad aprile». Ora si sta assistendo ad un allentamento di tali misure ma «la ripresa della normale attività industriale dopo la fine della pandemia non porterà a un ritorno immediato ai normali volumi di produzione. La domanda al consumo, a causa dei forti problemi sociali causati dalla pandemia, rimarrà depressa per tutto il 2020». In particolare, secondo il Director of Market Analysis and Economic Studies di EUROFER, ci vorrà del tempo prima che la ripresa della produzione automotive si traduca in nuovi ordini per l'industria siderurgica. 

Data l'attuale situazione di fortissima incertezza, EUROFER ha deciso di non fornire stime precise per il 2020 e il 2021 nel suo ultimo report. Tuttavia, Sciamarelli ha affermato che la crisi da COVID-19 causerà molto probabilmente una recessione economica e industriale peggiore di quella del 2009-2012. «I settori che utilizzano acciaio resteranno gravemente depressi fino al primo trimestre 2021 – ha continuato Sciamarelli – ammesso che l'economia torni alla normalità intorno al terzo trimestre di quest'anno». Permangono diversi problemi strutturali – debolezza del manifatturiero causata dal rallentamento dell'export, possibili tensioni commerciali, overcapacity globale – ai quali si somma la scarsa domanda dei consumatori. EUROFER prevede che sarà l'automotive a pagare il prezzo più alto, con cali percentuali a doppie cifre, mentre il settore delle costruzioni mostrerà ancora una volta una maggiore resistenza rispetto agli altri, «anche grazie a interventi governativi atti a compensare gli effetti negativi della pandemia». I produttori siderurgici europei sono già duramente colpiti dalla crisi in atto e si sono trovati a fare i conti con un crollo degli ordini, con interruzioni nella catena di fornitura, fermate o chiusure di impianti, tagli di produzione pari all'incirca al 40% e ingenti licenziamenti. Per questo secondo Sciamarelli gli stessi produttori non possono permettersi di dover fronteggiare anche distorsioni che potrebbero derivare da massicci volumi di importazioni a basso costo una volta che la domanda mostrerà una ripresa. Da qui la recente richiesta da parte di EUROFER di una revisione della salvaguardia in vigore con una riduzione in particolare delle quote di importazione. Il riesame che la Commissione Europea sta portando avanti dallo scorso febbraio si concluderà entro la fine di giugno. 

Ricordiamo ai lettori di SteelOrbis che il prossimo webinar della serie dedicata agli effetti dell'emergenza COVID-19 sarà trasmesso il 21 maggio 2020 alle 15:00, in lingua inglese, e vedrà la partecipazione di Ulrich Leuchtmann, Head of Foreign Exchange Strategy, Research Division di Commerzbank AG. Per maggiori informazioni e per l'iscrizione gratuita all'evento, fare clic qui.

Stefano Gennari


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