Molti porti esteri stanno chiudendo le porte alle navi italiane a causa del coronavirus. Questo l'allarme lanciato dalle associazioni degli armatori italiani Assarmatori e Confitarma, insieme a Federagenti, in una lettera inviata al governo lo scorso venerdì. Sono 70 i Paesi nei quali al momento le navi battenti bandiera italiana (circa 1.400 in tutto) stanno avendo difficoltà con le autorità locali. «Le notizie che stiamo ricevendo da diversi paesi - sia paesi terzi che, purtroppo, stati dell'UE, nei quali operiamo relative all'interdizione dei porti alle navi che abbiano scalato negli ultimi quindici giorni l'Italia sono estremamente preoccupanti», si legge nella lettera. Tra i problemi denunciati dalle associazioni vi sono l'impossibilità ad effettuare l'avvicendamento degli equipaggi, la scadenza di certificazioni e attestazioni IMO dei marittimi italiani, l'impossibilità di svolgere le visite sanitarie, le difficoltà a costituire commissioni di visita per i rinnovi dei certificati.
La questione vale anche nel senso inverso, perché alcune unità straniere si sarebbero rifiutate di entrare nei porti italiani. Tuttavia, Assoporti ha fatto sapere in una nota che «i porti italiani sono pienamente operativi» e che non vi sono restrizioni sulla circolazione delle merci nel paese.
Il governo ha per ora dato due importanti risposte ai sopraccitati problemi. Il Ministero dei Trasporti ha esteso fino al 30 giugno i certificati di competenza dei marittimi (una sorta di patente, che va rinnovata periodicamente, per i lavoratori delle navi), mentre il Mnistero della Salute ha prorogato fino a tre mesi, rispetto alla scadenza naturale, la validità dei certificati sanitari.
Stefano Gennari