Italia dovrà destinare alla riconversione "verde" dell'area di Taranto e le zone carbonifere del Sulcis-Iglesiente, in Sardegna, i 364 milioni di euro che dal 2021 saranno messi a disposizione dal nuovo Fondo europeo per la transizione equa. È quanto si legge nel country report pubblicati di recente dalla Commissione UE. Secondo i calcoli di Bruxelles, il nuovo strumento complessivo da 7,5 miliardi di euro mobiliterà in Italia 4,868 miliardi di iinvestimenti. A breve prenderà il via un dialogo con le autorità italiane. «Si tratta - ha spiegato il commissario UE alla coesione, Elisa Ferreira - dell'inizio di un percorso di selezione delle aree su cui puntare e allo stesso tempo un invito sia alle capitali che alle regioni per cominciare a preparare i loro Piani territoriali per la transizione giusta. Abbiamo deciso di puntare sulle regioni più problematiche».
L'area di Taranto «ospita una delle più grandi acciaierie d'Europa e una delle tre più grandi centrali elettriche a carbone in Italia», ha ricordato la Commissione. Decine di migliaia di posti di lavoro «sono a rischio», ha continuato la Commissione, che vede «sfida imponente riguardante la decarbonizzazione, e richiede un grande sforzo nel supportare una strategia per la transizione integrata, e accompagnare Taranto verso un passaggio a lungo termine verso alternative economiche e ulteriori sviluppi del cluster dell'acciaio». In particolare, il Fondo per la transizione dovrebbe spingere gli investimenti nello «sviluppo di tecnologie e infrastrutture per energia pulita e prezzi accessibili, efficienza energetica e rinnovabili, compreso nei siti industriali»; ma anche nella «rigenerazione e bonifica dei siti», nella «creazione di nuove aziende» e nella formazione dei lavoratori.
Per quanto riguarda il Sulcis-Iglesiente, Bruxelles ricorda che l'ultima miniera a carbone italiana, quella di Monte Sinni, dovrebbe essere chiusa gradualmente entro il 2025. Vi lavorano 350 persone.