Lo stabilimento di ArcelorMittal a Fos-sur-Mer, vicino a Marsiglia, in Francia, potrebbe andare incontro alla chiusura di un altoforno e diverse cokerie a fine giugno a causa dell'insufficienza di ordini. ArcelorMittal non ha "nessuna visibilità" oltre il 30 giugno per l'impianto, dove un altiforno su due è fermo dal 23 marzo a causa della crisi dovuta all'emergenza coronavirus. Lo ha affermato il direttore delle risorse umane Richard Pagnon. Il sito di Fos funziona attualmente al 50% della sua capacità. «Ci stiamo sforzando molto dal punto di vista commerciale, ma il nostro mercato è l'industria automobilistica del Mediterraneo (spagnolo e italiano in particolare) che è stato duramente colpito dalla crisi sanitaria» ha spiegato Pagnon in una conferenza stampa. Il sito di Fos-sur-Mer impiega circa 2.500 persone direttamente e 1.500 indirettamente. Produce coils neri, coils e fogli decapati e oliati e fogli tagliati a misura.
Il destino dell'impianto di Fos sta suscitando preoccupazione non solo in Francia, ma anche in Italia. Secondo Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia, la fermata dello stabilimento francese sarebbe «legata ad un rapporto di causa-effetto con il nostro mercato, le nostre produzioni, gli assetti complessivi del gruppo ArcelorMittal», ha affermato in un comunicato. «2.500 lavoratori – ha continuato Venturi – temono si possa replicare quanto è avvenuto negli anni scorsi per il sito di Florange, dove alla fermata parziale e temporanea degli impianti è seguita la chiusura definitiva. Non è soltanto una ragione solidaristica quella che ci lega al destino dei 2.500 lavoratori di Fos-sur-Mer: due terzi delle produzioni dello stabilimento francese sono destinati ai mercati di Italia e Spagna e da quello stabilimento, insieme a quello spagnolo di Avilés, si riforniscono per parte della loro attività, in particolare, i siti di Genova-Cornigliano e di Novi Ligure». Per il sindacalista è dunque indispensabile un confronto con il Governo e con l'azienda.