Federmeccanica: settore bloccato per il 93%

giovedì, 26 marzo 2020 12:45:36 (GMT+3)   |   Brescia
       

Federmeccanica ha stimato che, con l'applicazione del decreto #iorestoacasa e successiva revisione del ministro dello Sviluppo economico, si è fermato il 93% delle imprese metalmeccaniche, mentre è svanito l'80% dell'export da esse generato.

La nuova lista, aggiornata da un decreto del Ministero dello Sviluppo economico, conta 82 categorie anziché 80. Nello specifico, è stata decisa la limitazione, fino al 3 aprile, dell'attività dei call center, della fabbricazione di carta, articoli in materie plastiche e ingegneria civile; lo stop totale alla fabbricazione di corde, articoli in gomma, macchine per l'agricoltura e per l'industria alimentare; il via libera alla fabbricazione di confezioni in vetro per alimenti, di batterie e pile, di macchine automatiche per l'imballaggio e alle agenzie di somministrazione. Queste novità sono contenute nell'allegato che corregge e integra il Dpcm del 22 marzo.

«I numeri assoluti, relativa alla metalmeccanica, sono questi: cancelli chiusi per poco meno di centomila imprese (97mila, per la precisione), non più al lavoro (almeno) 1,4 milioni di addetti, spente linee produttive in grado di generare 175 miliardi di euro di esportazioni» così il presidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz, in un'intervista concessa al Sole 24 Ore. Dal Poz giudica il provvedimento del governo «assai più pervasivo e stringente sulla metalmeccanica in particolare che non sull'industria in generale», che sarebbe ferma da ieri al 70%.

Intanto in una nota, il presidente di Federmeccanica ha espresso il disappunto della federazione per le iniziative di sciopero messe in campo in alcuni territori. Secondo Dal Poz queste «colpiscono tutte le aziende pur se hanno messo in atto le misure di sicurezza più restrittive». E ancora: «Così facendo si danneggiano le imprese che sono impegnate a tutelare la salute dei dipendenti nel presente e a dare loro un futuro, responsabilmente. Si crea anche un danno economico immediato ai lavoratori, perché si chiede di scioperare perdendo una giornata di stipendio anche in aziende dove sono state adottate tutte le misure per lavorare nella massima sicurezza. Dovremo nel prossimo futuro - ha aggiunto Dal Poz - affrontare la crisi più difficile di sempre. Sono a rischio di sopravvivenza tantissime aziende ed è a rischio l'occupazione».


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