Confcommercio: quasi 270mila imprese rischiano la chiusura definitiva

lunedì, 11 maggio 2020 15:39:11 (GMT+3)   |   Brescia
       

Circa 270mila imprese italiane del commercio e dei servizi rischiano la chiusura definitiva se non miglioreranno rapidamente le condizioni economiche e dunque non ci sarà una riapertura totale entro ottobre. È l'allarme lanciato da Confcommercio che attraverso il suo Ufficio Studi ha fornito «una stima prudenziale che potrebbe essere anche più elevata perché, oltre agli effetti economici derivanti dalla sospensione delle attività, va considerato anche il rischio, molto probabile, dell'azzeramento dei ricavi a causa della mancanza di domanda e dell'elevata incidenza dei costi fissi sui costi di esercizio totali che, per alcune imprese, arriva a sfiorare il 54%. Un rischio che incombe anche sulle imprese dei settori non sottoposti a lockdown» ha scritto Confcommercio.

Su un totale di oltre 2,7 milioni di imprese del commercio al dettaglio non alimentare, dell'ingrosso e dei servizi – prosegue la nota – quasi il 10% è, dunque, soggetto ad una potenziale chiusura definitiva. I settori più colpiti sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar e i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. Mentre, in assoluto, le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni (-49 mila attività) e la ristorazione (-45 mila imprese). Per quanto riguarda la dimensione aziendale, il segmento più colpito sarebbe quello delle micro imprese – con 1 solo addetto e senza dipendenti – per le quali basterebbe solo una riduzione del 10% dei ricavi per determinarne la cessazione dell’attività.

Nel frattempo, secondo due scenari elaborati dagli analisti di Cerved (uno dei principali operatori italiani nella gestione del rischio di credito), le imprese italiane perderanno tra i 348 e i 475 miliardi di fatturato nel 2020 e tra i 161 e i 196 nel 2021. Questo, si legge in una nota, corrisponde a una perdita compresa tra -12,7% e -18% tra 2020 e 2019, mentre nel 2021 è previsto «un rimbalzo dell'economia, che comunque non permetterebbe di tornare ai livelli pre-crisi, con i ricavi che rimarrebbero tra il 2,9% e il 4,3% al di sotto di quelli del 2019».


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