Nell’ultima settimana i media locali hanno riportato diverse notizie riguardanti l’ex Ilva di Taranto. Secondo quanto affermato in una nota da Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, il piano di ripartenza dello stabilimento siderurgico può contare 620 milioni di euro di fondi stanziati, tra prestito-ponte europeo e aiuti statali.
La programmazione – come già riportato da SteelOrbis – prevede un riavvio progressivo degli impianti inattivi; più precisamente, tra ottobre e novembre di quest’anno verrà rimesso in funzione l’altoforno 1, grazie al quale la produzione di Acciaierie d’Italia per il 2024 si attesterà a 1,9-2,2 milioni di tonnellate. In seguito, tra gennaio e febbraio del 2025 si prevede anche la ripartenza dell’altoforno 2. Con i due impianti in funzione, la produzione prevista per il prossimo anno ammonta a 4,5-5 milioni di tonnellate. Dopo circa un mese dalla ripartenza, entrambi gli altiforni saranno di nuovo fermati per lavori di manutenzione.
Infine, dall’inizio del 2026 gli altiforni 1 e 4 lavoreranno in modo costante, mentre da aprile dello stesso anno ripartirà anche l’altoforno 2. Per la primavera, dunque, tutti e tre gli altiforni dello stabilimento di Taranto saranno nuovamente funzionanti.
Nel frattempo, lato gestione, si è aperta ieri la gara di appalto per la presentazione delle manifestazioni di interesse per l’acquisto di Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria. La procedura resterà aperta fino al 20 di settembre, e le aziende che vorranno partecipare dovranno sottostare a una serie di requisiti, tra cui il preferibile «trasferimento unitario» di tutti i beni e i rapporti giuridici del complesso aziendale.
Come già anticipato, diversi gruppi si sono mostrati interessati all’investimento: gli ucraini di Metinvest, gli indiani di Vulcan Steel e Steel Mont, il canadese Stelco e gli italiani Marcegaglia e Sideralba. Esiste inoltre la possibilità che entri anche Arvedi, in affiancamento a Metinvest.