Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 24 ore con manifestazione, il prossimo 23 aprile, sotto il Ministero dello Sviluppo Economico. Gli obiettivi sono «far sentire la voce dei lavoratori, stanchi di subire anni di mancate scelte da parte dei governi che si sono susseguiti senza mai programmare un futuro di rilancio dello stabilimento di Taranto, sia in termini ambientali che occupazionali» e «avviare da subito un confronto con le parti sociali per costruire un futuro, attraverso anche i fondi del Recovery fund, e porre fine a questa estenuante vertenza ormai lunga oltre un decennio».
Dall'ormai lontano luglio 2012, quando fu sequestrata preventivamente l'area a caldo dell'ex Ilva, ricordano i sindacati, «continuiamo ad assistere a continui rinvii e modifiche di piani industriali e ambientali che determinano una destabilizzazione nella conduzione e gestione della fabbrica». Una situazione che, sottolineano, diventa «sempre più insostenibile» con il lavoratori che vivono «in un clima di assoluta incertezza», mentre le criticità ambientali sono «ancora irrisolte». A tutto ciò si aggiunge, continuano Fim, Fiom e Uilm, «una gestione fallimentare della fabbrica che, oltre ai problemi di sicurezza e ad un'assenza di una seria programmazione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, sopprime diritti sindacali determinando anche un clima di terrore tra i lavoratori». ArcelorMittal, a loro avviso, «salvaguarda i propri interessi a discapito della sicurezza dei lavoratori e degli stessi impianti». In conclusione, i sindacati trovano «incomprensibile il silenzio del governo».
Fim, Fiom e Uilm chiedono infine una «accelerazione per favorire ingresso di Invitalia» così da «garantire il processo di risanamento ambientale e la piena occupazione», una «maggiore trasparenza della gestione commissariale di Ilva in amministrazione straordinaria su bonifiche e interventi mirati alla salvaguardia degli impianti», nonché una maggiore attenzione sul mondo dell'appalto che si trova ormai «al limite del collasso».
Secondo fonti di stampa, sarebbe ormai questione di ore per il versamento dei 400 milioni di euro che sanciranno l'ingresso di Invitalia in AM InvestCo. Secondo i rumor, il presidente del CdA sarà Franco Bernabè, già ai vertici di Eni e Telecom Italia. Il CdA sarà composto da sei persone, di cui tre di nomina ArcelorMittal e tre del governo.