Continua il dibattito tra ArcelorMittal, Acciaierie d’Italia e Invitalia riguardo al commissariamento dell’ex-Ilva di Taranto.
Da un lato il governo italiano spinge per l’amministrazione straordinaria, poiché ArcelorMittal aveva inizialmente dichiarato di voler disinvestire nel progetto. Dall’altro invece, il gigante indiano dell’acciaio ha fatto marcia indietro affermando di voler rimanere soci di minoranza. Allo stesso tempo, però, hanno assicurato che si rimetteranno a qualsiasi decisione del governo.
Durante il dibattito, l’amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli ha spiegato che non ci sarebbe motivo di affidare l’azienda a un’amministrazione straordinaria, poiché si tratta di un’organizzazione viva e produttiva, seppure in difficoltà. Qualche giorno fa, infatti, in un’intervista ai media locali Morselli aveva dichiarato che negli ultimi anni l’azienda ha dovuto affrontare «un Covid, una guerra in Ucraina, la mancanza di sostegno del prezzo dell’energia che invece hanno fatto Francia e Germania, che hanno nazionalizzato gli energetici per aiutare e abbassare il prezzo dell’energia. L’Italia ovviamente non ha potuto farlo per vincoli di bilancio, penso. Il canale di Suez… Ci sono state molte cose complicate, non è stato un periodo dei più semplici, questo lo sapete anche voi».
Nonostante ciò, ha continuato l’AD nella discussione, Acciaierie d’Italia ha prodotto circa 3 milioni di tonnellate di acciaio grezzo nel 2023. Di questi, 2,5 milioni sono stati venduti e un milione immagazzinato come scorta. La vera questione per l’ex-Ilva, al momento, sono i problemi di liquidità: la società, infatti, ha un debito totale che ammonta a 3,1 miliardi di euro, e questo sta mettendo a rischio la fornitura di gas che rischia di interrompere l’operatività – già ridotta – degli impianti, come riportato in precedenza da SteelOrbis.