I prezzi base dei coils laminati a caldo (HRC) sono cresciuti leggermente nell'UE nell'ultima settimana, raggiungendo i 485-495 €/t franco produttore nel mercato italiano e i 500-510 €/t f.p. nei paesi del Nord Europa. In entrambi i casi si è registrato un aumento di 5 €/t in media.
Il mercato degli HRC continua ad essere supportato principalmente dalla carenza di volumi disponibili, nonché dal buon portafoglio ordini dei produttori e dalla scarsa competitività delle offerte da paesi terzi. I produttori europei hanno venduto la produzione di dicembre e stanno offrendo materiale per il primo trimestre 2021. Nel frattempo, alcune fonti hanno riferito di qualche ritardo nelle produzioni e nelle consegne a causa delle nuove misure di lockdown introdotte in numerosi paesi europei. Se, da una parte, questo fattore contribuisce a sostenere i prezzi, dall'altra causa un rallentamento dei consumi, specialmente nel settore automotive. Tuttavia, i prezzi degli HRC dovrebbero restare forti nel prossimo periodo poiché gli impianti riavviati negli ultimi mesi stanno ancora operando a una capacità ridotta.
Nel frattempo, le importazioni restano scarse a causa delle misure di salvaguardia UE e dell'indagine in corso sugli HRC provenienti dalla Turchia. Tuttavia, alcuni lotti di materiale turco sono stati acquistati in Italia di recente a fronte della ridotta disponibilità di materiale sul mercato interno, nonostante le buone probabilità che venga annunciato un dazio antidumping provvisorio il prossimo 23 dicembre. All'ex Ilva di Taranto la produzione è ancora ai minimi storici, mentre il nuovo forno elettrico di Arvedi a Cremona è ancora nella fase di ramp-up. Recentemente le offerte da paesi terzi si sono attestate a 460-480 €/t CFR Italia. Intanto, fonti hanno riferito che la Commissione europea è in procinto di rendere le importazioni di HRC turchi soggette a registrazione. Ciò suggerisce che possano essere effettivamente imposti dazi retroattivi qualora l'indagine dimostrasse che vi sono state pratiche di dumping. Le aliquote di un eventuale dazio provvisorio si aggirerebbero attorno al 10% a seconda del produttore turco.
Stefano Gennari