Sul mercato italiano dei coils laminati a caldo (HRC) prevale ancora un atteggiamento di cautela da parte dei compratori, con la maggior parte dei centri servizi che si limita ad acquistare lo stretto necessario. Ciò ha causato un ulteriore lieve calo dei prezzi base, che sono passati dai 445 €/t di una settimana fa a un livello di 440-445 €/t, in entrambi i casi nel termine franco produttore.
Per quanto riguarda il mercato d'importazione, sono circolate negli ultimi giorni voci sull'acquisto di un lotto di HRC da parte di un produttore di tubi italiano da un produttore siderurgico turco, al prezzo di 475 €/t FOB con spedizione ad aprile. Questo dovrebbe essere equivalente a circa 450 €/t CFR. Secondo un trader intervistato da SteelOrbis, l'acquirente avrebbe provato a spingere per ottenere un prezzo di 465 €/t. La stessa fonte ha affermato che il prezzo concordato risulta buono per il fornitore. Tenuto conto di questa notizia e dei prezzi nazionali, i compratori italiani non sembrano disposti a pagare un prezzo più alto di 475-480 $/t FOB per il materiale da paesi terzi.
Nel frattempo, la situazione appare leggermente migliore nel Nord Europa, dove i prezzi non sono diminuiti rispetto ai 470 €/t f.p. rilevati la scorsa settimana. I tagli alla produzione continuano a sostenere le quotazioni insieme ad un lieve incremento degli ordini ricevuti dai produttori. Ciononostante, questi ultimi sembrano aver rinunciato all'obiettivo di ottenere prezzi molto più alti, ovvero i 500 €/t cui ArcelorMittal puntava meno di un mese fa.
In generale gli operatori di mercato non hanno un'idea ben chiara della futura tendenza dei prezzi degli HRC a livello europeo. Da un lato, il clima resta negativo a causa di una domanda finale ancora debole e dei timori legati all'impatto della diffusione del coronavirus, in particolare sulle quotazioni del minerale di ferro. Dall'altra, i prezzi del rottame sembrano aver indicato un rimbalzo in Turchia, una circostanza che dovrebbe prevenire una significativa riduzione dei prezzi all'import nell'UE. Nel complesso la maggior parte delle fonti non si aspetta cambiamenti significativi della situazione nelle prossime settimane.
Stefano Gennari