Il Dipartimento del Commercio (DOC) statunitense ha recentemente reso note, attraverso un comunicato diffuso dal segretario Wilbur Ross, le proprie raccomandazioni in merito ai risultati dell'indagine in conformità con la Section 232 del Trade Expansion Act del 1962. Nell'interesse della "sicurezza nazionale", il DOC ha consigliato all'amministrazione Trump di istituire pesanti dazi e quote sui produttori stranieri di acciaio e alluminio. Ross si è detto "felice di essere in grado di fornire queste raccomandazioni al presidente" e "impaziente" di conoscere la decisione di Trump.
Per quanto riguarda l'acciaio, tre sono state le raccomandazioni:
- l'adozione di una tariffa globale del 24%;
- l'adozione di una tariffa pari almeno al 53% sulle importazioni di acciaio proveniente da Brasile, Cina, Costa Rica, Egitto, India, Malesia, Corea, Russia, Sudafrica, Tailandia, Turchia e Vietnam;
- nei confronti dei suddetti paesi, una quota su tutti i prodotti siderurgici pari al 63% del valore delle loro esportazioni del 2017 verso gli USA.
Secondo il DOC, queste misure avrebbero l'effetto di spingere il tasso di utilizzo della capacità dall'attuale 73% all'80%.
La Casa Bianca ha tempo fino all'11 aprile per prendere una decisione sul fronte dell'acciaio e fino al 19 aprile su quello dell'alluminio. Le raccomandazioni non necessariamente verranno adottate insieme.
Il rapporto indica che gli Stati Uniti sono il più grande importatore di acciaio al mondo e l'occupazione in questo settore è diminuita del 35% negli ultimi due decenni. Negli Stati Uniti esistono già 169 norme antidumping per l'acciaio, di cui 29 contro la Cina, il maggiore produttore ed esportatore mondiale di acciaio.
Le reazioni ai consigli del DOC sono state contrastanti all'interno del settore: hanno espresso entusiasmo la maggior parte dei produttori di acciaio, le associazioni siderurgiche, alcuni grossi distributori e diversi commercianti di rottame; si sono invece detti preoccupati i trader, i consumatori di acciaio e le piccole aziende della distribuzione che fanno affidamento sull'import per essere competitive. Alcuni di questi soggetti hanno invitato l'amministrazione Trump alla cautela, allarmati dallo spettro di traumi nelle catene di forniture e di danni all'economia globale.
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