Carlo Cottarelli interviene allo SteelOrbis Italy Forum 2024, una panoramica delle prospettive economiche globali nel breve e lungo termine

giovedì, 10 ottobre 2024 10:39:43 (GMT+3)   |   Brescia

Nel corso del suo intervento allo SteelOrbis Italy Forum 2024 tenutosi l’8 ottobre a Milano, Carlo Cottarelli, direttore del programma educativo in Economia e Scienze sociali dell’Università Cattolica di Milano ed ex Direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale, ha parlato delle prospettive economiche globali nel breve e lungo termine, con un focus sui singoli paesi.

Secondo gli ultimi dati disponibili del FMI (risalenti a luglio 2024), il tasso di crescita del PIL globale è ammontato a circa il 3,3% nel 2024, e ammonterà al 3,3% nel 2025. Queste percentuali non devono preoccupare, ha spiegato Cottarelli: è infatti stato questo il tasso medio di crescita per diversi decenni, almeno fino alla fine degli anni Novanta. Quando il PIL ha iniziato a crescere di più, fino al 4 o 5% – o addirittura al 10% in Cina – è poi scoppiata la crisi del 2008-09. Di conseguenza, tassi di crescita così elevati non sono auspicabili, sebbene il FMI ritenga che si debba fare di più.

Ciò che emerge da un’analisi più approfondita di questo dato, comunque, è che le economie avanzate quest’anno hanno leggermente rallentato la crescita. La proiezione del FMI indica un 1,7% per il 2024 e un 1,8% per il 2025 per le economie avanzate in generale, compresa la Cina. Contrariamente a quanto si pensa, infatti, l’economia leader è l’India, con una probabile crescita dal 6,5 al 7% per il prossimo anno. Un altro mercato emergente che vale la pena menzionare, secondo Cottarelli, è l’Africa. Anche l’Africa è cresciuta molto negli ultimi 25 anni, sebbene il divario tra il reddito pro-capite in Africa e in Europa rimanga ampio.

Entrando nel dettaglio riguardo ai singoli paesi, Cottarelli ha commentato il fatto che gli Stati Uniti hanno sofferto molto meno dell’Europa durante la crisi Covid: «Fatta eccezione per un primo trimestre di recessione all’inizio del 2022 e una sostanziale stagnazione nel secondo trimestre del 2022, i tassi di crescita trimestrali sono stati molto alti negli Stati Uniti. Stiamo parlando di un tasso di crescita del 4,4% su base annua nel terzo trimestre del 2022, seguito da un 3,3%. Il primo trimestre del 2024 è stato più debole, ma c’è stata una sorpresa positiva nel trimestre successivo, con un tasso di crescita del 3% su base annua nel secondo trimestre del 2024, e l’attuale previsione per il terzo trimestre è un tasso di crescita di circa il 2,5-3% su base annua». Negli Stati Uniti sta aumentando anche la produttività, tuttavia, le prospettive delle politiche economiche dipenderanno molto dall'esito delle elezioni presidenziali che si terranno all’inizio di novembre. La Federal Reserve ha deciso di tagliare i tassi di interesse di 50 punti base per continuare a stimolare questi segnali di crescita. Un altro elemento positivo è il tasso di occupazione, che negli Stati Uniti ha raggiunto il 4%. Tra gli aspetti negativi, invece, troviamo un rapporto tra debito pubblico e PIL pari al 122%, in aumento dal 104% del 2015. «Non so se questo porterà a un immediato calo del deficit – molto dipenderà da chi verrà eletto – ma ammettiamolo, sia Biden che Trump prima di lui sono hanno fatto un uso molto esteso delle politiche fiscali, benché in modi diversi», ha osservato Cottarelli. In termini di proiezioni, il FMI prevede un tasso di crescita del PIL per gli Stati Uniti del 2,6% quest’anno e un calo all’1,8-1,9% l’anno prossimo.

I dazi, elemento chiave per l’industria siderurgica, rimangono ancora un argomento controverso. Finora, Trump e Biden – e ora Kamala Harris – hanno adottato approcci molto diversi su questo argomento, ma è probabile che Trump aumenti nuovamente i dazi nel caso in cui venga eletto, e ci si augura escludendo l’Europa, ha affermato Cottarelli, poiché questo avrebbe un impatto notevole sull’industria siderurgica in quest’area.

Parlando appunto di Europa, invece, la situazione complessiva è un’altra. Malgrado la crescita sia effettivamente stata registrata in maniera continua, il ritmo è stato piuttosto lento. Tra la fine del 2022 e oggi, secondo trimestre del 2024, il tasso di crescita cumulativo dell’area euro è stato pari o inferiore all’1% su base annua, ossia un terzo del tasso di crescita degli Stati Uniti nello stesso periodo. In una classifica ipotetica, la Germania sarebbe all’ultimo posto in termini di tassi di crescita dei paesi europei, superata da Italia e Francia e con Spagna e Portogallo in testa. Il Portogallo, in particolare, è stato in grado di ridurre il rapporto debito pubblico/PIL di 31 punti percentuali negli ultimi otto anni. La Germania è una questione a parte, e lo scenario tedesco, secondo Cottarelli, può essere interpretato in due modi. Da un lato, e questa potrebbe essere l’interpretazione dominante, «la Germania sta affrontando problemi strutturali. Era troppo dipendente dal gas proveniente dalla Russia e dalle esportazioni verso la Cina. Ora la Cina importa meno, e la Germania ne soffre. In questa interpretazione, il modello di crescita della Germania deve cambiare, e questo ovviamente richiede tempo», ha spiegato. Dall’altro – e probabilmente entrambe le interpretazioni sono corrette – questa lentezza della domanda aggregata in Germania sarebbe legata a un’eccessiva cautela nell’uso delle politiche fiscali. La Germania potrebbe permettersi di sostenere la domanda interna tagliando le tasse o aumentando la spesa, ma non lo fa. Il deficit in Germania non è tornato ai livelli pre-Covid, ma è comunque sceso troppo velocemente. Questo fattore è fondamentale per l’Europa, perché la Germania rappresenta un elemento chiave: se la maggiore tra le economie europee rallenta – e quest’anno il governo tedesco prevede un PIL in calo – ne soffre l’economia dell’intera Unione. Per quanto riguarda l’Italia, la situazione è migliore che in passato. Grazie all’eliminazione dei vincoli finanziari nel 2021-2022 a causa della situazione eccezionale di quel periodo, l’economia italiana ha potuto permettersi di avere un deficit fino al 9%, e questo ha aiutato molto nella ripresa. Ora le norme fiscali europee stanno tornando a inasprirsi, ma consentono comunque all’Italia di ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL, il quale resterà elevato per un certo numero di anni, ha affermato Cottarelli. Tuttavia, secondo quanto dichiarato dal governo, detto rapporto dovrebbe diminuire dall’attuale 135% al 132% entro il 2031, perfettamente in linea con le nuove regole europee.

Parlando della Cina, Cottarelli ha sottolineato che l’enorme decelerazione della sua economia da un tasso di crescita del 10% a un 4-5% è solo un riflesso aritmetico del denominatore del tasso di crescita: «Se si confronta ciò che è successo negli ultimi 10 anni con il cambiamento in termini assoluti del PIL in Cina, si vede che il cambiamento rimane più o meno lo stesso. Ciò che sta abbassando il tasso di crescita è semplicemente un denominatore più alto». Anche le proiezioni del FMI parlano di un tasso di crescita del 5% quest’anno e del 4,5% il prossimo anno. I dati più recenti, tuttavia, suggeriscono un’ulteriore decelerazione. La Banca Mondiale ha previsto un 4,8% per quest’anno e un 4,3% per l’anno prossimo, mentre Goldman Sachs ha abbassato il tasso di crescita del 2024 al 4,7% solo poche settimane fa. Ciò che sta realmente cambiando, ha spiegato Cottarelli, non è il tasso di crescita complessivo (che è comunque in calo) ma la decrescita della domanda interna. Ciò è dovuto a una serie di fattori, tra cui le conseguenze della crisi immobiliare. L’enorme capacità produttiva del settore siderurgico in Cina ha portato il paese a dover aumentare esponenzialmente le esportazioni di acciaio, con un importante impatto sui produttori nel resto del mondo. In relazione a questo il governo cinese ha adottato diverse misure di intervento, eliminando molte delle restrizioni sugli acquisti di immobili, abbassando drasticamente i tassi sui mutui e, più di recente, annunciando un pacchetto di stimoli a sostegno del settore. Tuttavia, ci si chiede se queste misure siano sufficienti. Sebbene la borsa abbia reagito positivamente, quando è risultato chiaro che non sarebbero arrivati ulteriori stimoli in termini di politica fiscale, l’entusiasmo si è notevolmente ridimensionato. Ora, cosa impedisce l’introduzione di ulteriori stimoli fiscali? Da un lato, il governo non sostiene volentieri il settore immobiliare, poiché significherebbe premiare gli atteggiamenti irresponsabili messi in atto negli ultimi anni, tra cui uno sviluppo smisurato delle costruzioni. Dall’altro, la situazione fiscale è diventata più complicata, poiché il rapporto debito pubblico/PIL è passato dal 41% nel 2015 a quasi il 90%. Non si può però escludere che il governo cinese torni a utilizzare queste misure nel caso in cui ne avesse necessità.

In questo scenario complessivamente positivo, vi sono tre fattori di incertezza: la situazione geopolitica, la situazione dei mercati finanziari e l’inflazione.

Le incertezze geopolitiche

Le recenti guerre e le crisi globali che si sono verificate negli ultimi due anni non hanno avuto un impatto così significativo sul PIL globale, in quanto le conseguenze sono rimaste piuttosto localizzate. Ciononostante, Cottarelli ritiene che questi eventi avranno una grande influenza sugli sviluppi dei prossimi dieci anni, poiché i recenti eventi di attualità sono solo la punta di un iceberg dei cambiamenti che si sono verificati a livello globale negli ultimi vent’anni. In questo periodo, l’economia e la popolazione dei paesi emergenti hanno superato quelle dei paesi sviluppati. Ciò significa che questi stanno crescendo molto più velocemente, e sarà inevitabile il verificarsi di ulteriori tensioni.

I mercati finanziari

Dopo la crisi del 2008-09 le norme finanziarie si sono inasprite notevolmente, sebbene non tanto da modificarne completamente l’approccio. L’aumento più recente dei tassi di interesse, pari o superiore a quello che ai tempi aveva portato allo scoppio della bolla causando la suddetta crisi, non ha portato gravi conseguenze, e ciò significa che il sistema regge. Detto questo, però, il settore finanziario mondiale continua a non essere completamente trasparente, e presenta ancora una «zona grigia».

L’inflazione

«In termini di inflazione, il peggio è passato», ha dichiarato il Direttore. L’inflazione è aumentata nel biennio 2021-22 perché le politiche monetarie e fiscali sono state utilizzate congiuntamente in modo molto aggressivo per stimolare una ripresa dopo la pandemia, e questo si è manifestato in un rialzo dei prezzi delle materie prime. Quando la Banca Centrale ha compreso che la spinta era troppo elevata, ha corretto la politica monetaria, riportando l’inflazione a livelli relativamente bassi, vicini al 2%. Ad esempio, in Europa il tasso di inflazione su base annua a settembre è sceso persino al di sotto del 2%, quindi la tendenza è sicuramente in calo. «Questo porterà, a mio avviso, la BCE a tagliare ulteriormente i tassi di interesse prima della fine dell’anno, e probabilmente la Fed farà lo stesso», ha concluso.

Cottarelli ha infine fornito una rapida prospettiva sulla situazione a lungo termine, citando un continuo aumento della spesa militare e la questione della green economy, in particolare nel settore siderurgico. Ha condiviso una visione pessimistica in questo senso, poiché ritiene che ci siano ancora alcune «asimmetrie» che impediscono al mondo di impegnarsi realmente in questo senso. Innanzitutto, un’asimmetria tra la ripartizione costo-beneficio: i costi ricadono infatti sulle generazioni attuali, mentre i benefici ricadranno sulle generazioni future. In secondo luogo, il fatto che i costi della decarbonizzazione non siano distribuiti equamente in tutti i settori e, da ultimo, la grande asimmetria tra gli interessi delle economie avanzate – che sono già a buon punto nel processo di decarbonizzazione – e i mercati emergenti, che sono ancora in piena fase di emissioni di CO2. «L’industria siderurgica ha fatto molto in termini di decarbonizzazione, anche se nelle economie avanzate questo sforzo non è ancora stato percepito dall’opinione pubblica».


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