La nuova politica fiscale dell’amministrazione Trump negli Stati Uniti ha interrotto i flussi commerciali internazionali del rottame e ha aumentato le pressioni sui costi, ma è ancora la domanda a determinare l’andamento dei prezzi. È quanto emerge da un report pubblicato dal Bureau of International Recycling (BIR).
Secondo il BIR, la domanda di rottame è rimasta sostenuta in alcuni Paesi caratterizzati da un’elevata domanda interna. Tuttavia, altri hanno registrato un netto rallentamento, dovuto alla contrazione della produzione manifatturiera e agli adeguamenti dell’attività siderurgica in risposta all’incertezza politica e ai mutamenti nei fondamentali di mercato.
Negli Stati Uniti, i flussi di rottame sono aumentati sensibilmente all’inizio del secondo trimestre dell’anno, grazie a condizioni meteo favorevoli e a prezzi più alti. Tuttavia, a partire da fine aprile, l’impatto dei dazi si è fatto più evidente: gli acquisti di rottame messicani provenienti dal sud degli USA si sono praticamente fermati, mentre l’offerta di alcune qualità, come il P&S, è cresciuta, determinando una pressione al ribasso sui prezzi. Di conseguenza, la maggior parte dei commercianti statunitensi ha ridotto i propri prezzi a maggio.
Nel Regno Unito, i flussi in entrata nei centri di raccolta restano instabili, con gli impianti di frantumazione che operano ben al di sotto della loro capacità. Molti commercianti, inoltre, stanno scegliendo di accumulare materiale in attesa che l’incertezza si riduca e i prezzi tornino a salire.
In Turchia, i prezzi del rottame importato sono scesi sensibilmente nel mese di aprile, spingendo a un incremento delle spedizioni containerizzate dall’Europa verso India e Pakistan, favorite anche dal calo dei costi di trasporto.
In Asia, il mercato del rottame continua a essere sotto pressione: le esportazioni di acciaio dalla Cina sono infatti aumentate vertiginosamente nel periodo gennaio-marzo dell’anno in corso, raggiungendo quota 27,43 milioni di tonnellate, il livello trimestrale più alto dal 2016. Nel frattempo, i produttori taiwanesi hanno continuato a preferire billette, ghisa e rottame locale, con un conseguente netto calo delle importazioni di rottame nel primo trimestre rispetto all’anno precedente. Anche il mercato del rottame giapponese è risultato debole da metà aprile, a causa dei timori legati al rallentamento dell’economia globale e dell’apprezzamento dello yen rispetto al dollaro, che ha reso le esportazioni più difficili e ha inciso negativamente sui prezzi interni.