OCSE: aumentano le restrizioni all’export di materie prime critiche mentre cresce la domanda

martedì, 13 maggio 2025 11:29:44 (GMT+3)   |   Istanbul

Secondo quanto riportato nell’ultimo rapporto “OECD Inventory of Export Restrictions on Industrial Raw Materials”, pubblicato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), le restrizioni alle esportazioni di materie prime critiche sono in costante aumento, spinte dalla crescente domanda legata alla transizione verde e digitale e da un rafforzamento delle politiche di sicurezza economica. Tra il 2009 e il 2023, il numero di misure restrittive è cresciuto di oltre cinque volte, con un’accelerazione registrata proprio nel 2023, quando il tasso di crescita è più che raddoppiato rispetto all’anno precedente.

Questa tendenza al rialzo riflette profondi cambiamenti negli equilibri globali, segnati da tensioni geopolitiche e una competizione sempre più serrata. L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha innescato un’impennata nei prezzi delle materie prime e dell’energia, spingendo molti governi ad assumere un ruolo più interventista nella gestione delle risorse strategiche, attribuendo un’importanza crescente alle restrizioni all’export. Nel 2023, le misure introdotte da Cina, Vietnam, Burundi, Russia, Repubblica Democratica del Congo, Zimbabwe e Laos hanno rappresentato il 94% del totale delle nuove restrizioni all’export.

Il rapporto OCSE evidenzia che i materiali da recupero e gli scarti industriali rimangono la categoria più soggetta a restrizioni, spesso per motivazioni ambientali e per promuovere catene di fornitura circolari. Tuttavia, sono in forte crescita anche le limitazioni su minerali e minerarie. Tra il 2021 e il 2023, il 14% del commercio globale di materie prime (esclusi scarti e rifiuti) ha subito almeno una restrizione all’esportazione. Il segretario generale dell’OCSE, Mathias Corman ha avvertito che «l’aumento delle restrizioni all’export di materie prime critiche può causare rialzi dei prezzi e rischi di interruzione delle catene di approvvigionamento, con possibili ripercussioni negative sulla crescita economica globale, sulla transizione verso le energie rinnovabili e sul processo di digitalizzazione». 


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