CEO ThyssenKrupp: "L'AST di Terni è in vendita", le reazioni di sindacati e Regione

venerdì, 24 novembre 2017 11:57:33 (GMT+3)   |   Brescia
       

"Il CEO di ThyssenKrupp, Heinrich Hiesinger, ha confermato che i piani di vendita dell'impianto italiano che produce acciaio inossidabile Acciai Speciali Terni (AST), aggiungendo che si tratta dell'unico asset del gruppo attualmente in vendita". È questa la notizia lanciata dall'agenzia Reuters, che precisa anche che "Hiesinger, a margine della presentazione dei risultati dell'anno - tra i quali si annovera il maggior livello di ordini degli ultimi cinque anni - non ha specificato se sia stato avviato o meno un procedimento ufficiale di vendita".

Una notizia sorprendente, ma non troppo: secondo fonti sindacali, il fatto che AST non faccia parte della joint venture europea con Tata Steel annunciata a ottobre faceva già intuire che la messa in vendita del sito sarebbe arrivata a breve. L'annuncio è arrivato peraltro nel pieno delle elezioni per il rinnovo delle Rsu all'AST di Terni. il sindacato USB, per la prima volta in corsa, attacca frontalmente: "Il CEO della ThyssenKrupp conferma il destino ormai noto per l'AST: la vendita. Eppure l'amministratore delegato, signor Burelli, durante l'incontro svoltosi al MiSE con i segretari nazionali confederali, aveva dichiarato che la nostra azienda sarebbe rimasta nel segmento Materials di TK, benché non fosse stata inserita nella fusione. Ma non ci aveva creduto nessuno, a parte i sindacati confederali che come sempre avevano 'preso atto positivamente'. Ci troviamo di fronte all'ennesima farsa, all'ennesimo teatrino dell'assurdo messo in atto dall'azienda, di concerto con i sindacati e la politica. Non faremo parte del colosso internazionale Tata/ThyssenKrupp, non avremo nessuna politica di aggressione del mercato globale, a noi non spetterà nessun ruolo nel panorama mondiale della siderurgia, a prescindere dai giochini da cellulare targati cASTomer. A noi sarà destinato lo stesso futuro di Piombino, una lenta agonia fatta di pellegrinaggi al MiSE [...] L'aspetto legato alla vendita presuppone molte cose, innanzitutto il come questa fabbrica sarà venduta; il governo, insieme alle amministrazioni regionali e comunali dovrebbero subito iniziare una discussione seria che parta dal presupposto della difesa dell'intero sito, partendo dall'area a caldo. Ma temiamo che la nostra classe dirigente politica, tutta, abbia già deciso che il ciclo storico delle acciaierie sia concluso. I lavoratori e i ternani hanno una sola alternativa: la costruzione di un sindacato di classe che difenda l'AST dagli attacchi speculativi delle multinazionali di turno. L'AST, per salvarsi, deve tornare ad essere pubblica: solo lo stato può garantire salvaguardia delle produzioni e del ciclo integrato, rilancio ed aggressione del mercato, ambientalizzazione delle produzioni".

La notizia non ha ovviamente lasciato indifferente la Regione Umbria. "Non è più tollerabile – hanno dichiarato la presidente Catiuscia Marini e il suo vice Fabio Paparelli – che la ThyssenKrupp continui ad affidare a note di agenzia comunicazioni che riguardano i futuri assetti proprietari di un sito industriale di grande rilevanza strategica non solo per Terni e l'Umbria, ma per il Paese. È ormai dal 2012 che Thyssen utilizza tale irriverente ed inusuale modalità di gestione delle relazioni sindacali ed istituzionali. E non ci meraviglia, quindi, apprendere ora, sempre da una agenzia di stampa, la volontà di TK di cedere l'AST. Ciò che però deve essere chiaro è che in quanto rappresentanti delle istituzioni regionali e locali a noi interessa prima di tutto la messa in sicurezza del futuro di questo sito industriale, della sua capacità produttiva e dei suoi livelli occupazionali. Le Acciaierie di Terni sono figlie della storia industriale dell'Umbria e dell'Italia; una storia che noi intendiamo difendere in ogni sede. Per questo, ritengo essenziale, e non più rinviabile, un incontro con la dirigenza di Thyssen in sede governativa, al fine di acquisire informazioni ufficiali circa gli obiettivi e le scelte strategiche della multinazionale".


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