In che modo gli esportatori di ghisa con sede in Russia sono sfuggiti alle difficoltà legate alle sanzioni?

venerdì, 17 giugno 2022 15:42:24 (GMT+3)   |   Istanbul
       

Essendo il principale esportatore di ghisa a livello globale, qualsiasi cambiamento nella fornitura dalla Russia rappresenta una seria sfida per la catena di approvvigionamento mondiale, e potrebbe causare interruzioni, ritardi e aumenti dei prezzi da fornitori alternativi. Allo stesso tempo, negli ultimi cinque anni, la quota delle esportazioni russe di ghisa sul totale delle esportazioni globali è diminuita di oltre dieci punti percentuali; la Russia ha quindi gradualmente perso la sua quota di mercato, mentre altri fornitori, al contrario, hanno aumentato le loro quote, in particolare Brasile e India.

Nel 2021, le esportazioni di ghisa dalla Russia sono state pari a 3,93 milioni di tonnellate, in calo rispetto ai 4,82 milioni di tonnellate registrati nel 2017. Di conseguenza, la quota delle esportazioni di ghisa russa sul totale delle esportazioni mondiali è diminuita dal 40,6% nel 2017 al 29,6% nel 2021. Nello stesso periodo, le esportazioni di ghisa del Brasile sono aumentate del 42% per un totale di 3,24 milioni di tonnellate, mentre quelle dell'India hanno visto un incremento del 38% a 904.232 tonnellate. Avendo diversificato le loro fonti di approvvigionamento, i clienti di BPI sembrano aver mitigato le conseguenze delle interruzioni della catena di approvvigionamento dall’area CIS.

Dopo l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina il 24 febbraio, la domanda globale di ghisa è aumentata notevolmente, principalmente a causa delle crescenti preoccupazioni per l'assenza di offerte dall’area CIS, in particolare dall'Ucraina, dove la produzione di ghisa è stata temporaneamente interrotta. L'impatto della perdita dell'approvvigionamento di ghisa dall’Ucraina è stato intensificato da altri fattori, in particolare le sanzioni imposte alla Russia dai governi nordamericani, europei e asiatici. L'introduzione di restrizioni commerciali e finanziarie ha drasticamente impedito l'accesso della ghisa russa al mercato globale, rafforzando le posizioni di fornitori alternativi e consentendogli di aumentare le loro offerte di ghisa, concludendo con un certo successo scambi a prezzi più elevati. I fornitori russi di ghisa non hanno avuto altra scelta che adattarsi alle nuove condizioni commerciali. In particolare, le aziende russe che hanno un vantaggio nella logistica, vale a dire EVRAZ, Severstal e Tula, hanno iniziato a offrire BPI alla Cina dai loro porti nell'Estremo Oriente russo. Tuttavia, considerando che i prezzi in Cina sono molto più bassi rispetto ai livelli accettati dai clienti di altre regioni, gli scambi verso quella destinazione sono stati piuttosto sporadici. Successivamente, le acciaierie russe si sono concentrate sul commercio con i clienti turchi, beneficiando della decisione del governo turco di non aderire alle sanzioni contro la Russia. Inoltre, la crescente attrattiva della ghisa proveniente dalla Russia rispetto al rottame di importazione ha incoraggiato i produttori siderurgici turchi a emettere ordini attivi di ghisa.

Nel periodo gennaio-marzo di quest'anno la Turchia ha importato 166.077 tonnellate di ghisa dalla Russia, il triplo rispetto all’anno scorso. Si stima che le sue importazioni di ghisa da aprile siano ancora più elevate, in quanto i  fornitori russi di BPI sono diventati sempre più flessibili per via delle limitate opportunità causate dalle sanzioni e considerando che la Turchia è uno dei pochi sbocchi per l'esportazione di ghisa russa.

Con l'obiettivo di garantire le vendite all'esportazione, gli stabilimenti russi produttori di BPI sono stati costretti ad accettare prezzi molto più bassi rispetto a quelli offerti dai fornitori BPI di primo livello. A maggio lo scarto tra il BPI proveniente dal Brasile e il BPI dalla Russia ha raggiunto i 326 $/t. In particolare, anche a fine maggio, quando le vendite di BPI dalla Russia si sono concluse a 470-490 $/t FOB Mar Nero, i fornitori brasiliani di BPI non vendevano a meno di 800 $/t FOB (per lo più guidati dalle ultime vendite di BPI dall’Ucraina agli USA a 830 $/t CFR porto di New Orleans).

Le vendite a prezzi inferiori non sono state una soluzione per tutti i fornitori russi di BPI. Alcune acciaierie hanno deciso di ridurre la produzione di ghisa e la loro presenza nei mercati di esportazione, fornendo come motivazione i margini bassi o nulli ricavati dalle vendite ai bassi livelli di prezzo sopra menzionati. Secondo dati non ufficiali, le acciaierie russe hanno ridotto il loro utilizzo della capacità produttiva del 50-60%, mentre le acciaierie ucraine nel territorio temporaneamente occupato dalla Russia, vale a dire Alchevsk Metallurgical Complex (AMZ) e Donetsk Metallurgical Plant (DMZ), hanno tagliato la produzione di oltre il 60%.

In particolare, a seguito dell'imposizione di sanzioni a Evgeny Borisovich Zubitskiy, co-proprietario, presidente e amministratore delegato della russa Industrial Metallurgical Holding (IMH), Tulachermet, un’importante acciaieria, si è trovata in una posizione decisamente sfavorevole.

Allo stesso modo, sembra che Ural Steel abbia dovuto affrontare seri problemi con la fornitura di materiale per l’esportazione, sebbene non appartenga più a Metalloinvest, il cui principale azionista è stato colpito da sanzioni. La vendita di Ural Steel a Zagorsk Pipe Plant (ZTZ) è stata completata il 1 marzo.

Novolipetsk Steel (NLMK) è una tra le pochissime aziende russe esentate dalle restrizioni poiché il suo principale proprietario Vladimir Lisin non è stato sanzionato dall'UE, dal Regno Unito o dagli Stati Uniti. Tuttavia, una serie di incertezze riguardanti pagamenti, logistica e sdoganamento, per non parlare dei rischi reputazionali dell’acquistare dalla Russia mentre la guerra in Ucraina continua, impediscono alla maggior parte dei principali clienti di BPI di fare affari con l'azienda.

Donetsk Metallurgical Plant (DMZ), uno stabilimento appartenente all'Ucraina e situata nel Donbass ma preso dalla Russia nel 2014, ha iniziato ad apparire più spesso sul mercato globale dopo l'invasione russa, ma non è riuscito a lavorare con vendite a basso prezzo. All'inizio di giugno, circolavano molte voci sull'intenzione di DMZ di interrompere la produzione, anche se alcuni addetti ai lavori ammettono che, con tale azione, l'azienda punta ad evitare che i prezzi registrino un calo maggiore. Secondo le stime, l'azienda è in grado di fornire circa 50.000 tonnellate al mese di ghisa mercantile.

In definitiva, finché la Turchia e la Cina collaboreranno con la Russia, è probabile che i fornitori russi continuino le esportazioni di BPI, nonostante siano costretti ad accettare prezzi inferiori a quelli offerti da altri fornitori globali di BPI. Inoltre, tenendo conto delle stime effettuate da SteelOrbis sui costi di produzione di BPI, i prezzi russi non hanno ancora toccato il minimo, lasciando spazio per ulteriori manovre.


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