Quella che si conclude oggi è stata una settimana tranquilla per i mercati del rottame in Unione Europea, compresi quello della Germania e della Polonia. È ancora presto per iniziare a discutere le trattative mensili, e la maggior parte delle acciaierie non ha ritmi di produzione così elevati da permettere elevati flussi in entrata.
Negli ultimi tempi, infatti, alcuni produttori in tutta Europa hanno dovuto sospendere o interrompere la produzione a causa della crisi che attanaglia il mercato siderurgico. Germania e Polonia non sono escluse. Come già riportato da SteelOrbis, infatti, alla fine di febbraio Rurexpol ha dovuto chiudere il proprio impianto di produzione di tubi a Częstochowa a causa della sopraggiunta debolezza competitiva, mentre l’impianto produttivo di Riva Group a Henningsdorf è ormai fermo da circa tre mesi.
Nel frattempo, malgrado il lieve miglioramento dell’umore del mercato – supportato dagli annunci di investimenti nella difesa e nella decarbonizzazione in Unione Europea – e la timida ripresa della domanda di rottame, la disponibilità del materiale rimane limitata e i prezzi restano stabili a livelli elevati. Nell’ultima settimana sono stati riportati tentativi di aumento dei prezzi da parte di fornitori tedeschi sul mercato italiano, nell’ordine di 5-10 €/t, subito rientrati in quanto il mercato in Italia non è più in grado di sostenere aumenti.
Sul mercato locale polacco del rottame, invece, gli ultimi prezzi di vendita sono stati segnalati a circa 320 €/t per il rottame equivalente all’E1, 335 €/t per il rottame equivalente all’E3 e circa 350 €/t per il rottame equivalente all’E8.
«Le nuove trattative mensili si inizieranno a discutere da lunedì prossimo», ha dichiarato una fonte. «Questa è una settimana morta».
Opinione diffusa è che questo mese di aprile rimarrà stabile a causa delle festività, ma anche nell’attesa di vedere quale sarà l’influenza dei nuovi dazi di Trump per l’Unione Europea, i quali, come annunciato nella conferenza stampa del 2 aprile, sono stati stabiliti al 20% per tutti i prodotti europei in entrata negli Stati Uniti.