USA: ripresa del mercato del filo più lenta del previsto

lunedì, 21 giugno 2010 16:19:11 (GMT+3)   |  
       

Sebbene il mese di maggio sembrasse promettere un'estate connotata da una crescente domanda, per ora il mercato americano del filo in acciaio stenta a migliorare, o quantomeno lo sta facendo in misura minore rispetto a quanto auspicato. Le attività di acquisto degli utilizzatori finali non soddisfano pienamente, rispecchiando un contesto in cui il recupero dell'economia nazionale c'è ma è molto, molto lento.  

Tuttavia una ripresa, per quanto flemmatica, è sempre meglio di una recessione. Infatti, se da un lato i produttori locali di filo lamentano la penuria di nuovi progetti edilizi, dall'altra le attività di costruzione in essere sembrano essere sufficienti per evitare il "replay" del crollo osservato un paio d'anni fa. Considerando poi l'andamento di altri comparti, quali ad es. l'automotive (+19% annuo per le vendite di maggio) e il manifatturiero (+1,2% mensile per i nuovo ordinativi del mese scorso), ci sono buone probabilità che la richiesta di mercato si mantenga a livelli ben al di sopra di quelli rilevati in piena crisi.

Alcune aziende del segmento in questione, tra le quali possiamo citare Leggett & Platt (Missouri), vantano incrementi di vendite e ricavi in questa prima metà del 2010, e non prevedono la flessione che altri operatori di mercato invece prospettano a gran voce. La situazione della società succitata è però particolare, dato che il buon andamento del business è soprattutto da attribuire al fatto che le forniture di materiale da lavorare provengono da un'acciaieria di sua proprietà, con tutti i vantaggi che ne conseguono in termini di più ampi margini di profitto. Un'altra ragione per cui molti produttori stanno riuscendo a rimanere a galla - o persino a navigare con una certa sicurezza - risiede nella decisione di detenere basse scorte e contenere la misura dell'indebitamento.

Per quanto riguarda le prospettive del mercato, in questo momento è difficile fare delle previsioni con sufficiente cognizione di causa. Una minaccia è rappresentata dall'eventuale calo delle quotazioni della vergella, cosa del tutto possibile, anche se a livello di prezzi ufficiali pare che le acciaierie non intendano applicare ribassi. I trafilatori ritengono tuttavia che i fornitori di vergella cercheranno in tutti i modi di difendere l'incremento dei margini di profitto registrato a seguito della flessione del rottame.

Attualmente, i prezzi locali della vergella si posizionano a 705-730 $/ton franco fabbrica Midwest, mentre il filo "mesh" si attesta a 55-57 $/bobina (4-5 $/bobina in meno rispetto a un mese fa).   

Come già accennato, i livelli di magazzino vengono mantenuti bassi, il che determina una conseguente riduzione delle quotazioni sull'import: le offerte della Turchia sono di circa 75 $/ton inferiori a quelle interne, anche se i compratori statunitensi, scoraggiati dai lunghi tempi di consegna e dall'incertezza che caratterizza i mercati d'oltreoceano, preferiscono rivolgersi al mercato locale.


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