Inutile nasconderlo: il
filo d’acciaio è uno dei prodotti maggiormente colpiti dalla crisi immobiliare e dell’
automotive. Sfortunatamente non si prevedono grandi miglioramenti nel panorama dei prossimi mesi, il che non significa che non ci possa comunque essere spazio per qualche timido spiraglio di ripresa.
In primis fu colpa della
Cina, cui ora però si aggiunge anche la crisi della domanda. Di certo, l’industria
USA del
filo d’acciaio ha passato anni duri. Anche se la minaccia delle importazioni a basso costo della
Cina incombe ancora, in particolare per i prodotti finiti, l’import della
Cina è definitivamente un passo indietro rispetto agli
USA. E i dati del DOC (Dipartimento del Commercio
USA) indicano come ci sia stato un declino continuo nelle importazioni totali di
filo d’acciaio dallo scorso giugno 2008 (nel dettaglio: dalle 58.300 tonnellate in giugno alle 27.300 in febbraio), con quelle cinesi a 6.340 tonnellate, sempre in giugno.
Ciononostante, se la
Cina non è più una grande minaccia, lo è la recessione. Non sorprendono le bastonate che l’industria del
filo d’acciaio si è presa, tenuto conto della crisi dell’edilizia e dell’
automotive, settori che ne hanno sempre caratterizzato il
consumo. Tra i trafilatori c’è chi resiste e chi si è arreso. La maggior parte vive di rendita grazie ai profitti dell’industria mondiale degli ultimi due anni, trovandosi costretta, però, a ridimensionare il personale per tamponare la perdita di domanda.
A complicare le cose per il
filo d’acciaio ci sono gli alti prezzi della materia prima, ancora troppo alti se paragonati ai cali vendite del
filo d’acciaio. Con il crollo della
vergella negli ultimi mesi, molti trafilatori lavorano il
filo d’acciaio dalle vergelle contabilizzate in magazzino a valori altri. Mentre i loro clienti si aspettano che una diminuzione della
vergella si rifletta anche sui prezzi del
filo – in particolare per quei trafilatori che hanno rapporti con produttori di
vergella – il crollo dei costi della produzione ne ha di fatto ritardato il calo prezzi. Guardando il bicchiere mezzo pieno, i costi di produzione caleranno nel secondo trimestre grazie al fatto che la maggior parte della
vergella rimasta in magazzino è già stata lavorata. Il lento impoverimento delle scorte dei magazzini di
vergella rappresenta una buona cosa anche per il mercato, perché significa che prima o poi dovranno essere riforniti. Sfortunatamente, a causa della crisi, il ciclo di smaltimento dei magazzini sta andando più a rilento del solito.
La diminuzione dei costi di produzione e la porzione-infrastrutturale del “piano-stimoli” di Obama rimangono gli unici spiragli degni di nota per il futuro. Il Texas avrà uno dei plafond più alti, per cui alle porte ci sono molti progetti che interesseranno lo stato. La commissione dei trasporti texana ha approvato fondi per 266 autostrade e interventi di manutenzioneponti da 500 milioni di dollari. A questo si aggiungono un miliardo e 200 milioni assegnati per 29 progetti edilizi in tutto lo stato. Anche altri stati
USA sono stati inclusi nel piano, ognuno con un proprio plafond: questo stimolerà la nascita di nuovi posti di lavoro entro la primavera. L’associazione americana fili d’acciaio si aspetta un’impennata dei consumi siderurgici tra le 2,7 e 3,4 milioni di tonnellate dallo stimolo.
I lunghi, in particolare prodotti di rinforzo come la rete elettrosaldata, dovrebbero migliorare sotto il profilo della domanda, come risultato dell’iniezione dei capitali statali. Per adesso, nonostante tutto, rimangono alcune difficoltà per molti prodotti in
filo d’acciaio (reti elettrosaldate comprese).