I dazi statunitensi imposti nel 2018 sui prodotti "made in China" sono contrari alle regole internazionali. Lo ha affermato ieri un panel composto da tre esperti commerciali dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO). Washington avrebbe violato le normative globali nel 2018 quando ha introdotto dazi su oltre 200 miliardi di dollari di beni cinesi. Dal marzo di quell'anno gli USA hanno imposto complessivamente tariffe su 400 miliardi di dollari di esportazioni cinesi. «Gli Stati Uniti non hanno dimostrato che le misure erano provvisoriamente giustificate», ha affermato il panel in un documento. L'agenzia internazionale ha pertanto invitato «gli Stati Uniti ad adeguare le misure ai propri obblighi» e a collaborare con la Cina per risolvere le controversia, aggiungendo di essere «ben consapevole del contesto più ampio in cui opera attualmente il sistema del WTO, che riflette una serie di tensioni commerciali globali senza precedenti».
L'amministrazione Trump aveva in precedenza affermato che i dazi sulla Cina erano necessari per frenare le pratiche commerciali sleali e il furto di proprietà intellettuale da parte del paese asiatico. Il rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Robert Lighthizer, ha ribadito il concetto dopo la decisione del WTO. «Questo rapporto del panel conferma ciò che l'amministrazione Trump ha affermato da quattro anni: il WTO è completamente inadeguato a fermare le pratiche tecnologiche dannose della Cina». Lighthizer ha aggiunto che «gli Stati Uniti devono essere autorizzati a difendersi da pratiche commerciali sleali» e che «l'amministrazione Trump non permetterà alla Cina di utilizzare il wto per trarre vantaggio dai lavoratori, dalle imprese, dagli agricoltori e dagli allevatori americani».
Secondo le regole del WTO; gli USA hanno 60 giorni di tempo per presentare ricorso contro la decisione. La mossa potrebbe indurre Pechino a chiedere all'organizzazione di pronunciarsi, con un procedimento che potrebbe durare diversi anni. Quasi un anno fa, in un discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, il presidente Usa, Donald Trump, aveva affermato che il WTO aveva bisogno di "cambiamenti drastici" per contrastare gli imbrogli realizzati da parte della Cina e di altre nazioni. «Per anni questi abusi sono stati tollerati, ignorati o addirittura incoraggiati», aveva detto il presidente americano nel settembre 2019, spiegando che gli Stati Uniti non avrebbero accettato un "cattivo accordo" commerciale con la Cina e sottolineando che tale intesa non sarebbe stata necessaria prima delle elezioni del 2020. «Speriamo – aveva affermato Trump – di poter raggiungere un accordo che sarà vantaggioso per entrambi i paesi, ma come ho detto molto chiaramente, non accetterò un cattivo accordo per il popolo americano». L'amministrazione USA richiede da tempo un cambiamento radicale del WTO in funzione anti-cinese. In questa cornice, l'accordo commerciale USA-Cina potrebbe subire ulteriori contraccolpi. Per trovare una soluzione alla crisi, lo scorso gennaio le due parti hanno firmato un accordo preliminare (la cosiddetta "Fase uno") con il quale la Cina si è impegnata ad acquistare circa 184 miliardi di euro in beni e servizi dagli Stati Uniti entro la fine del 2021.