Salvaguardia UE, Assofermet contraria alle modifiche proposte da EUROFER

venerdì, 08 maggio 2020 12:57:22 (GMT+3)   |   Brescia
       

Assofermet si è rivolta ancora una volta alla Commissione Europea per convincerla a non inasprire le misure in vigore contro le importazioni di acciaio, come invece auspicato dall'associazione dei produttori siderurgici europei EUROFER. L'ha fatto in una lettera indirizzata, tra gli altri, al presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen e al Commissario al commercio Phil Hogan, e firmata dal presidente di Assofermet Riccardo Benso, dal direttore Luca Carbonoli e dal presidente di Assofermet Acciai Tommaso Sandrini.

Secondo Assofermet, con l'emergenza coronavirus la domanda di acciaio «è stata completamente congelata mentre le acciaierie, nonostante alcuni rallentamenti, hanno continuato a produrre acciaio» avendone avuto il permesso. L'associazione ha sottolineato che nei giorni scorsi numerosi documenti sono stati presentati alle istituzioni europee per chiedere ulteriori restrizioni dell'attuale sistema di salvaguardia «in base all'ipotesi distorta che la chiusura del mercato siderurgico dell'UE sarebbe vantaggiosa per l'industria dell'Unione». Ipotesi che Assofermet ha voluto smentire in più punti. Innanzitutto, «la presunta minaccia dell'acciaio cinese è totalmente disinnescata dall'ampio sistema di dazi antidumping in vigore». Inoltre, «le importazioni di acciaio nel mercato dell'UE sono costantemente diminuite negli ultimi 15 mesi» (nel primo trimestre 2020 sono scese del 28% su base annua) e si è visto che «non vi è alcuna correlazione tra i volumi importati e la dinamica dei prezzi», dal momento che i prezzi sono cresciuti di pari passo con i volumi e viceversa. Ancora, Assofermat ha affermato che il sistema di quote trimestrali distorce i flussi di importazione nell'UE, creando picchi improvvisi di volumi sdoganati e una conseguente riduzione dei flussi nei due mesi successivi. 

Qualsiasi revisione del sistema di salvaguardia «penalizzerebbe ingiustamente i distributori e i consumatori europei che detengono contratti debitamente firmati in buona fede per le consegne fino a settembre 2020», ha continuato l'associazione dei distributori siderurgici, sostenendo che sono necessarie azioni che incidano sulla domanda anziché azioni volte a ridurre l'offerta. A tal proposito, Assofermet ha suggerito che gli sforzi dell'UE dovrebbero essere focalizzati sul sostegno alla domanda siderurgica nell'UE mediante un ampio piano infrastrutturale, un piano di sostegno del reddito e il mantenimento di un clima commerciale reattivo e flessibile.

Per quanto riguarda il "caso dei coils laminati a caldo (HRC) turchi", Assofermet ha ricordato che la Turchia è di gran lunga la più importante fonte di HRC per l'UE con 2,8 milioni di tonnellate importate su un totale di 7,2 milioni. Tuttavia, ha affermato che «le acciaierie europee sistematicamente attaccano il mercato turco esportando HRC a prezzi molto più bassi di quelli a cui i produttori turchi esportano nell'UE». Secondo l'associazione, il mercato europeo è già «iperprotetto», pertanto qualsiasi azione contro le importazioni di HRC dalla Turchia avrebbe l'effetto di mantenere i prezzi interni artificialmente elevati, avvantaggiando enormemente i produttori europei, «a spese dei consumatori europei e compromettendo la competitività dei settori che consumano acciaio».

In conclusione, Assofermet ritiene che le richieste di EUROFER debbano essere respinte: «Ci aspettiamo una significativa ripresa del consumo di acciaio nel terzo trimestre», ha scritto l'associazione, spiegando che in tale circostanza un inasprimento delle misure in vigore potrebbe portare a carenze d'offerta. Secondo Assofermet, il limite del 30% previsto per i singoli paesi debba restare invariato, poiché «finora si è dimostrato efficace per evitare la concentrazione dei flussi dai singoli paesi». Inoltre, l'associazione ritiene che le quote trimestrale debbano essere eliminate per dare benefici sia ai produttori sia ai consumatori di acciaio. Infine, «il meccanismo di rilassamento delle quote potrebbe essere rivisto secondo la proposta dell'ESTA, ossia sostituendo l'aumento annuale delle quote con una riduzione del dazio dall'attuale 25% al ​​20%».

Stefano Gennari