Russia: nuova ipotesi di dazio all’esportazione, le acciaierie divideranno i margini con il governo

venerdì, 22 settembre 2023 11:54:18 (GMT+3)   |   Istanbul
       

Il governo russo potrebbe presto imporre dazi all’esportazione su una serie di prodotti attualmente commercializzati senza restrizioni. Probabilmente i settori più colpiti saranno quello metallurgico e del carbone. Secondo fonti russe, la misura coinvolgerà tutti i prodotti lunghi e piani, nonché billette, bramme, ghisa, carbone e minerale di ferro. Saranno invece escluse le esportazioni di rottame, data la restrizione commerciale attualmente in vigore. 

Secondo le ultime informazioni che circolano sul mercato, l’entità del dazio dipenderà dal tasso di cambio della valuta locale. Se il tasso di cambio è di 80-85 rubli per dollaro statunitense, il dazio sarà del 4%, se il cambio è di 85-90 il dazio sarà del 4,5%, a 90-95 rubli per dollaro sarà del 5,5%, e se il tasso di cambio è superiore a 95 rubli, il dazio sulle esportazioni raggiungerà il 7%. Comunque, il periodo previsto di implementazione del dazio rimane incerto. Stando al messaggio iniziale sarebbe stato fissato dal 1° ottobre al 31 dicembre 2023, mentre le ultime pubblicazioni della stampa locale russa ipotizzano una proroga fino alla fine del 2024. Alcune acciaierie prevedono che la misura sarà valida solo per il periodo ottobre-dicembre, ma «l’approccio alla tassa potrebbe in seguito essere differenziato». «I carichi che sono già stati dichiarati e sdoganati non possono essere soggetti al dazio... solo i nuovi carichi», ha commentato un’altra fonte.

Si sottolinea che la questione dei dazi all’esportazione in Russia per il momento è solo un’ipotesi e non è ancora stata adottata ufficialmente, ma «il mercato ne sta discutendo attivamente e include i rischi fiscali per stimare i contratti di esportazione». Alcune fonti ritengono che siano necessari ulteriori confronti con le imprese. I produttori russi ritengono che la ragione ufficiale di tale iniziativa sia quella di tenere sotto controllo l’aumento dei prezzi dell’acciaio sul mercato interno, in modo che le acciaierie non aumentino le offerte a livello locale dopo la svalutazione del rublo e il conseguente aumento delle esportazioni. «Penso sia molto triste per gli esportatori russi. La buona notizia è che al momento si tratta solo di un’ipotesi», ha affermato un venditore russo di billette. Un’altra fonte di mercato ritiene che le esportazioni di materie prime, dove i margini sono più bassi, saranno colpite più dell’acciaio, e ha aggiunto: «Al momento le acciaierie non hanno margini di esportazione negativi. Perciò, quando possibile, condivideranno il margine con il governo».

È opinione diffusa che le esportazioni russe di billette, bramme e soprattutto di materie prime subiranno l’impatto maggiore. Per quanto riguarda il mercato delle billette, si prevede che i fornitori con EAF – in particolare quelli che non dispongono di materie prime proprie – saranno in difficoltà poiché la loro redditività è già discutibile agli attuali livelli di prezzo del rottame. I produttori integrati di acciaio dovrebbero continuare a esportare bramme e billette, anche se con maggiore cautela e forse a volumi inferiori. «Molto probabilmente rinunceranno alle vendite delle ultime 30.000-70.000 tonnellate di produzione mensile. Quei lotti sono i più costosi in termini di costi, e in genere vengono venduti al prezzo più basso» ha dichiarato una fonte a SteelOrbis. Per quanto riguarda i segmenti export di fornitura di piani e lunghi, che negli ultimi mesi sono stati i meno attivi in termini di volume, probabilmente perderanno solo una percentuale dei profitti. 

Sia le esportazioni di carbone a vapore che di carbone da coke dalla Russia subiranno un grosso impatto, visti i prezzi già bassi. Secondo le fonti, al tasso di cambio attuale il nuovo dazio «mangerà 10 $/t» al segmento del carbone polverizzato. Le ultime trattative con la Cina si erano attestate a 155-160 $/t CFR. 

Per quanto riguarda le esportazioni di ghisa, le fonti di mercato non prevedono un drastico calo dei volumi in generale, ma una forte diminuzione dei profitti. «L’ultima volta, quando il dazio era al 15%, il flusso di ghisa [esportata] è continuato. Se c’è domanda sul mercato, le acciaierie venderanno e spediranno al tasso di cambio attuale. Tuttavia, al momento i prezzi delle materie prime sono elevati, quindi l’ampiezza dei margini delle acciaierie non è chiara», ha affermato un commerciante. 

Vale la pena ricordare che i prodotti dell’industria petrolifera e del gas, il legno, i rottami e i grani sono esclusi dal regolamento previsto, così come alcuni prodotti del settore della costruzione di droni e aerei, strumenti ottici, armi e munizioni.


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