Dopo aver intrapreso la strada di una regolamentazione più rigorosa delle esportazioni di rottame alla fine del 2021 al fine di bilanciare l'offerta per i produttori nazionali, la Federazione Russa ha continuato ad apportare modifiche alla propria politica commerciale. Recentemente, il governo russo ha deciso di ridurre i volumi delle proprie quote per le esportazioni di rottame ferroso al di fuori dell'Unione economica eurasiatica (EAEU), che comprende Armenia, Bielorussia e Kazakistan, oltre a Russia e Kirghizistan, passando dalle 810.000-830.000 tonnellate previste nella precedente tornata di aggiustamenti a 540.000 tonnellate. Di conseguenza, le esportazioni entro la quota sopra menzionata saranno tassate per 100 €/ton, mentre quelle eccedenti la quota saranno tassate per 290 €/ton. Tuttavia, secondo una nota, le nuove modifiche delle quote all'esportazione sono differenziate a seconda delle regioni e tengono conto del loro sviluppo industriale. In particolare, il meccanismo di ripartizione del contingente tariffario prevede la possibilità di esportare rottami metallici non necessari per soddisfare i bisogni essenziali delle organizzazioni russe.
La nuova misura entra in vigore oggi 1° giugno per un periodo di due mesi. «Quella decisione era già del tutto prevista un mese fa. Tuttavia, dati gli attuali volumi di esportazione, non comporterà alcun cambiamento visibile», ha commentato una fonte di mercato. Secondo l'associazione nazionale RUSLOM, le esportazioni di rottame dalla Russia al di fuori dell'EAEU sono già diminuite in modo significativo nel 2022. In particolare, nel periodo gennaio-aprile dell'anno in corso sono diminuite di quasi cinque volte su base annua, ammontando a circa 200.000 tonnellate, contro le 962.000 dello stesso periodo del 2021. Oltre che da queste restrizioni, da marzo gli esportatori russi sono stati ulteriormente colpiti dalle sanzioni occidentali in risposta all'invasione russa dell'Ucraina.