Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, attualmente le aziende interessate al rilevamento dell’ex Ilva sarebbero quattro: il gruppo italiano Arvedi, l’ucraina Metinvest, l’indiana Vulcan Green Steel (gruppo Jindal) e Steel Mont, l’ultima arrivata. Arvedi e Metinvest starebbero valutando se proporre un’offerta separata o agire congiuntamente.
Le condizioni di ADI
Attualmente il sito di Acciaierie d’Italia è in una situazione complicata: il suo ritmo produttivo potrebbe portare al massimo a una produzione di 1,3 milioni di tonnellate, ossia solo il 20% rispetto all’obiettivo dei 6 milioni che permetterebbe all’impianto di raggiungere l’equilibrio. A Taranto l’unico altoforno in funzione è il n. 4, che opera al 70% con 4.500 tonnellate di ghisa prodotte al giorno, mentre gli altiforni 1 e 2 sono fermi rispettivamente da agosto 2023 e gennaio 2024. L’altoforno 1 necessita un intervento di sostituzione del crogiolo. Presso l’impianto di Genova-Cornigliano, invece, è ripartito il ciclo della banda stagnata.
Il piano industriale
I nuovi commissari dell’amministrazione straordinaria Giancarlo Quaranta, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli hanno preparato un piano industriale da presentare la prossima settimana a Bruxelles, il quale, come già riportato da SteelOrbis, servirebbe a sbloccare il prestito ponte da 320 milioni.
Il 70% di questa somma sarebbe da utilizzare subito, per coprire gli interventi di manutenzione degli impianti. Il piano industriale prevede di operare con un mix di altoforno e forni elettrici, arrivando nel 2025 a 5 milioni di tonnellate con gli altiforni 1 e 2, per poi salire a 6 milioni di tonnellate tra il 2026 e il 2027. Al loro spegnimento, l’altoforno 4 insieme ad altri due forni elettrici saranno in grado di produrre altri 4 milioni di tonnellate.