Nei primi nove mesi del 2023, il Brasile ha esportato 540.500 tonnellate di rottami di acciaio al carbonio, il 90% in più rispetto alle 285.100 tonnellate esportate nello stesso periodo del 2022. Considerando solo il mese di settembre, tali esportazioni sono aumentate su base annua del 154%, raggiungendo le 93.400 tonnellate.
Secondo gli analisti, il forte aumento delle esportazioni di rottami riflette una minore produzione interna di acciaio, che a sua volta indica una riduzione delle vendite locali, che sono state ampiamente sostituite dalle importazioni, soprattutto da Cina e Russia.
I produttori brasiliani di acciaio hanno chiesto alle autorità brasiliane per il commercio estero di imporre un dazio del 25% per tutte le importazioni di acciaio, una richiesta che finora non è stata accettata dalle autorità. Attualmente, il dazio sulle importazioni di prodotti siderurgici in Brasile si aggira tra il 9,6 e il 12,8%.
Questa settimana, gli economisti José Roberto Mendonça de Barros e João Fernando Gomes de Oliveira hanno pubblicato un articolo sul quotidiano Valor Econômico, in cui affermano che i prezzi locali dell'acciaio in Brasile sono tra i più alti a livello mondiale, poiché i produttori di acciaio del paese hanno storicamente basato i loro prezzi sui prezzi internazionali dei prodotti dopo lo sdoganamento, con un sovrapprezzo che ha già raggiunto il 30%.
A loro avviso, tale procedura colpisce i settori che utilizzano l’acciaio, riducendo la loro redditività e mantenendo il consumo pro-capite di acciaio in Brasile a livelli bassi e stagnanti da oltre 10 anni.
Gli economisti hanno aggiunto che più il paese è protetto dalle importazioni di acciaio, più aumentano i margini dei produttori di acciaio e più i consumatori di acciaio pagano per il prodotto, perdendo competitività, riducendo le vendite o addirittura annullando le operazioni.