L'Ilva fermerà l'altoforno n° 2 dello stabilimento siderurgico di Taranto per tre mesi a partire dagli inizi di luglio. Lo ha annunciato ieri il responsabile delle relazioni industriali dell'azienda, Enrico Martino, nell'incontro avuto con i sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm. La produzione giornaliera di ghisa scenderà da 17.000 a 13.000 tonnellate.
Lo stop dell'altoforno innescherà a catena anche la fermata dell'acciaieria n° 1, di una parte dell'agglomerato, di una parte dei sottoprodotti e di tutti i servizi che sono strettamente collegati. Sul piano occupazionale ciò significa circa 7-800 esuberi temporanei, con i lavoratori che non andranno in cassa integrazione ma beneficeranno dei contratti di solidarietà che Ilva e sindacati hanno già sottoscritto a marzo e che, secondo gli accordi, possono interessare un massimo di 3.750 unità.
Con gli esuberi determinati dalle nuove fermate, sale a circa 2.000 su un totale di 11.000 il numero dei dipendenti dell'Ilva di Taranto temporaneamente fuori dal ciclo produttivo. Nei giorni scorsi l'Ilva aveva fermato, sempre per crisi di domanda, anche il treno nastri n° 1: l'impianto era stato riattivato alla luce della necessità di laminare, oltre al materiale richiesto dal mercato, anche le 600.000-700.000 tonnellate di semilavorati rientranti nell'ordine di sequestro firmato a fine novembre dal Gip di Taranto Patrizia Todisco e ritirato alla metà di maggio. Portato a termine questo lavoro, e visto il perdurante scarico di ordini, l'azienda ha infatti deciso di tornare ad utilizzare solo l'altro treno nastri su cui può contare.
In questo annuncio di fermo dell'altoforno n° 2 emerge anche un aspetto che potrebbe rivelarsi positivo: l'Ilva si è infatti impegnata - su esplicita richiesta dei sindacati - ad accelerare i tempi di realizzazione degli interventi di risanamento previsti dall'autorizzazione integrata ambientale. Si tratta di lavori non strutturali, a differenza dell'altoforno n° 1 (già fermo dai primi di dicembre) e dell'altoforno n° 5 (che sarà invece fermato ai primi dell'estate 2014), e che avrebbero potuto anche essere svolti con l'impianto in marcia, ma che comunque dovevano essere fatti e che consentiranno di far ripartire l'impianto in piena efficienza al primo accenno di ripresa del mercato. In particolare, l'Aia prevede che l'impianto venga dotato di un sistema di depolverazione 'stock house', già ordinato il 28 gennaio 2013.