L'Ilva di Taranto si appresta ad avviare l'imponente piano di investimenti necessario per ammodernare gli impianti produttivi ed ambientalizzarli, secondo quanto previsto dall'Autorizzazione integrata ambientale rilasciata lo scorso 26 ottobre. E la spesa prevista cresce notevolmente rispetto alle prime stime formulate a settembre - quindi prima del rilascio della nuova Aia - quando l'azienda stilò un primo programma di interventi del valore complessivo di 400 milioni di euro.
La cifra è lievitata fino a 2 miliardi e 250 milioni di euro, dei quali 300 milioni necessari per l'adeguamento (copertura) dei parchi minerali, 400 milioni per la ricostruzione degli altiforni, 860 per i numerosi forni a coke che devono essere sostituiti, 425 milioni di euro per interventi generali, 210 milioni per gli impianti di agglomerazione e 55 milioni di euro destinati agli interventi da effettuare nelle acciaierie.
Oltre al costo economico - che come già più volte ribadito dal Governo sarà totalmente a carico dall'azienda - anche i costi sociali si rivelano, inevitabilmente, molto elevati. Infatti, gli spegnimenti e le chiusure necessarie allo svolgimento dei numerosi interventi di upgrade e sostituzione degli impianti non lasciano all'azienda altra scelta se non quella di richiedere l'approvazione di un massiccio piano di cassa integrazione straordinaria, che nel lasso di tempo tra il 3 marzo 2012 ed il secondo semestre 2015 colpirà 6.417 lavoratori dello stabilimento siderurgico di Taranto.
Nel dettaglio 957 saranno i lavoratori in cassa integrazione nell'area ghisa, 940 nell'acciaieria, 1.574 nella laminazione a caldo e freddo, 607 nei tubifici e nei rivestimenti tubi, 1.249 per l'area servizi e staff, 1.090 per le manutenzioni centrali. L'impatto sulla forza lavoro sarà ancora più violento perché la richiesta dell'azienda è che sia una cassa ‘a zero ore'. Dei 6.417 esuberi, 5.335 sono operai. La cassa riguarderà a Taranto 4.354 unità nel primo semestre 2013, altrettanti nel secondo, 4.534 nel primo semestre 2014, 6.417 nel secondo, 4.354 nel primo semestre 2015 per scendere poi a 616 del secondo.
Da queste cifre si capisce che il picco degli interventi si registrerà tra luglio e dicembre 2014: allora saranno fermi gli altiforni 1 e 5, le batterie coke 3, 4, 5, 6 e 11, tutta l'acciaieria 1, il treno nastri 1 ed il treno lamiere. La produzione giornaliera di acciaio grezzo si ridurrà drasticamente fino a circa 10.000 tonnellate dalle 30.000 che la più grande acciaieria d'Europa è in grado di sfornare a pieno regime.
Da sottolineare che per alcuni lavoratori la cig non avrà soluzione di continutità con quella già attualmente in vigore: il 2 marzo scadono infatti le procedure di cassa integrazione che l'Ilva ha in corso, cioè quella per crisi di mercato, attivata a metà novembre per 13 settimane e per un massimo di 1.900 addetti dell'area a freddo, e quella in deroga chiesta dall'azienda a fine gennaio per due mesi, gennaio-marzo, per 1.393 unità delle aree a caldo e a freddo del complesso siderurgico.