Il clima positivo registrato verso la fine della scorsa settimana si è rapidamente dissolto all’inizio di quella attuale, a causa dell’escalation militare tra Israele e Iran. Il conflitto in Medio Oriente ha avuto un impatto negativo sui mercati turchi dell’acciaio e del rottame, frenando le aspettative di aumento dei prezzi. La Turchia necessita ancora di rottame, a meno che i produttori locali non decidano di ridurre i tassi di utilizzo della capacità produttiva. Vi sono diversi fattori che potrebbero spingere i prezzi al rialzo, tra cui possibili interruzioni nel Canale di Suez. Tuttavia, le vendite da parte dei produttori turchi hanno subito un nuovo rallentamento e gli operatori di mercato si mostrano estremamente prudenti.
Nella giornata di ieri, 17 giugno, la Turchia ha acquistato un carico proveniente dalla Finlandia con destinazione Izmir. Il carico comprende rottame HMS I/II 80:20 a 340 $/t CFR, rottame frantumato e rottame bonus grade, entrambi a 360 $/t CFR. Questo livello risulta superiore di 1,5 $/t rispetto al prezzo di riferimento SteelOrbis per il rottame HMS I/II 80:20 di origine baltica. Sebbene nei giorni scorsi fossero circolate voci relative a una chiusura di un carico dalla Danimarca a 339 $/t CFR, tali informazioni si sono rivelate infondate e non hanno avuto impatto sui prezzi di riferimento. Alla data odierna, le quotazioni per il rottame HMS I/II 80:20 di origine baltica sono state quindi riviste a 340 $/t CFR.
Di conseguenza, i prezzi del rottame europeo restano invariati a 336,5 $/t CFR. Anche le voci circolate ieri circa un ipotetico accordo dal Regno Unito sono state smentite dagli operatori coinvolti, senza alcun effetto sulle valutazioni di mercato.
I fornitori di rottame sono intenzionati ad aumentare le offerte verso la Turchia, giustificando la richiesta con i seguenti fattori: aumento dei prezzi locali nei mercati d’origine, incremento dei costi di trasporto marittimo, tasso di cambio euro-dollaro e necessità della Turchia di assicurarsi rottame da spedire entro luglio. I prezzi di raccolta presso i depositi europei destinati all’export si attestano tra i 250-255 €/t DAP, ma secondo quanto riportato da SteelOrbis, i flussi in uscita restano ancora lenti. Lo stesso accade negli Stati Uniti, dove i prezzi interni sono attualmente più attrattivi rispetto a quelli per l’export, con conseguente riduzione dei volumi disponibili per l’estero. Va inoltre ricordato che, alla data del 18 giugno, la Turchia ha acquistato pochissimo rottame per spedizione a luglio. In condizioni normali, tale scarsità di volumi disponibili avrebbe portato a ulteriori aumenti dei prezzi. Ieri i carichi europei venivano offerti a 345 $/t CFR, mentre le offerte per carichi provenienti da Stati Uniti o Scandinavia si attestavano intorno ai 350 $/t CFR, con margini di trattativa. Il carico finlandese risulta quindi sensibilmente inferiore a tali livelli. Un altro fattore da segnalare è la scarsa disponibilità di rottame frantumato, con fonti di mercato che riportano un maggior interesse per questo tipo di materiale sul mercato UE. Di conseguenza, la Turchia potrebbe essere costretta ad accettare livelli di prezzo più elevati nelle prossime trattative.
Sul versante opposto, le acciaierie turche si muovono con estrema cautela. Le vendite di tondo sono molto lente, e il lieve recupero registrato nel mercato domestico del tondo a fine della scorsa settimana si è già esaurito. Inoltre, il mercato yemenita, principale sbocco per il tondo turco, al momento è assente. «Anche se avessero bisogno di materiale, le spedizioni nella loro regione saranno difficili nei prossimi giorni. I costi assicurativi stanno aumentando per quella rotta», ha dichiarato un rappresentante di un’importante acciaieria turca. Le fonti segnalano anche che la presenza militare nella regione potrebbe causare interruzioni nelle spedizioni di billetta importata verso la Turchia. «Lo abbiamo già visto in passato. Non siamo sicuri che gli acquisti o le vendite da spedire attraverso il Canale possano avvenire regolarmente in questo momento. Serve attendere», ha commentato un altro operatore. Alcune acciaierie turche iniziano persino a ipotizzare un taglio nei tassi di utilizzo degli impianti. «Volevamo chiudere l’anno senza perdite. Non era certo il nostro anno migliore, ma ora non siamo nemmeno sicuri di poter mantenere i livelli produttivi attuali», ha dichiarato un terzo rappresentante dell’industria locale.