Come appreso da SteelOrbis da fonti del settore nella giornata di mercoledì 23 luglio, i prezzi del rottame d’importazione in India si mantengono stabili, con variazioni minime, ma gli acquirenti restano in attesa, poiché il continuo calo dei prezzi del rottame locale rende quest’ultimo la scelta preferita per la maggior parte dei produttori secondari. Questi ultimi, infatti, stanno operando a capacità ridotta e mostrano una domanda limitata di materie prime.
Secondo le fonti, i prezzi del rottame frantumato in container di provenienza Regno Unito/Europa sono rimasti invariati nella fascia 360-365 $/t CFR porto di Nhava Sheva, nella parte occidentale del Paese. Tuttavia, le offerte d’acquisto si fermano a 350 $/t CFR, a testimonianza del clima di estrema cautela che domina il mercato. Non risultano conclusioni recenti. Le offerte per gli HMS I/II (80:20) di origine britannica si attestano anch’esse su livelli stabili, nella fascia 335-340 $/t CFR, mentre alcuni acquirenti puntano a scendere a 325-330 $/t CFR, livelli che i venditori hanno tuttavia rifiutato.
Le stesse fonti evidenziano come il mercato dell’acciaio da costruzione in India stia continuando a indebolirsi, impedendo agli operatori di forni a induzione di trasferire gli aumenti dei costi delle materie prime sui prezzi di vendita. Al contrario, molti impianti secondari stanno cercando di contenere i costi d’ingresso incrementando l’acquisto di rottame sfuso locale, i cui prezzi risultano in calo costante.
Attualmente, i prezzi del rottame sfuso si attestano a 31.900 INR/t (pari a circa 369 $/t) franco produttore a Mandi Govindgarh, nel nord del Paese, registrando una perdita di 200 INR/t (2 $/t) rispetto alla settimana precedente. Sono inoltre disponibili sconti del 2-3% per ordini su grandi volumi, rendendo l’approvvigionamento locale la soluzione più conveniente per gli operatori di forni a induzione.
Infine, le fonti segnalano un calo complessivo della domanda di rottame, legato alla riduzione del tasso di utilizzo degli impianti da parte del settore secondario, che si attesterebbe attualmente tra il 70% e il 75%, complice la stagnazione del mercato dell’acciaio da costruzione, l’aumento delle scorte e la crescente pressione sui margini.