Sul mercato americano della vergella le prospettive restano poco incoraggianti, anche se le acciaierie non hanno ancora deciso la strategia di prezzo da adottare per novembre. La domanda si conferma anemica, con molti settori di fine filiera - a cominciare dall'automotive - che evidenziano una bontà del business decisamente inferiore delle aspettative.
Gli ultimi rincari operati dai produttori avevano riscosso scarso successo, tanto che alla fine i clienti avevano accettato solo 10 dei 35 $/ton di aumento richiesti. Ciò porta molti operatori a pensare che il recente ribasso del rottame frantumato - circa 30 $/ton - si destinato a trasferirsi velocemente sui prezzi della vergella, nella misura minima di 20-25 $/ton. Ora come ora, le transazioni contemplano un prezzo di 715-740 $/ton franco fabbrica, e i fornitori mostrano una certa predisposizione a concedere sconti.
Come già accennato, il comparto dell'automotive continua a deludere: a settembre i tre giganti Ford, GM e Chrysler hanno venduto in totale 434.105 vetture, con un calo dell'1,5% sul mese precedente. La situazione è tutt'altro che rosea anche per quel che concerne le costruzioni, basti pensare che a settembre il tasso di disoccupazione si è attestato al 17,2%, +0,2 punti percentuali rispetto al dato di agosto.
Sul versante delle importazioni, intanto, si registrano scarsi acquisti di vergella di produzione turca, sebbene le offerte siano diminuite posizionandosi a 655-680 $/ton dazi pagati FOT porti del Golfo USA. Il punto della questione è legato al costante indebolimento del dollaro nei confronti della lira turca, una dinamica che rende le richieste reali dei fornitori della Turchia oltremodo onerose per i compratori del paese a stelle e strisce.