La Commissione europea ha presentato ieri un pacchetto di misure teso a rafforzare le difese di Bruxelles in ambito commerciale di fronte a rappresaglie commerciali per motivi politici e ricatti di Paesi terzi. Bruxelles sarà anche in grado di imporre sanzioni a governi stranieri, aziende e individui che abusano dei legami commerciali e finanziari con l'Ue.
La situazione tipo è quella della Lituana: di recente la Cina ha chiuso il suo mercato alle merci da Vilnius dopo che il Paese membro ha permesso l'apertura nel suo territorio dell'ufficio di rappresentanza di Taiwan, isola che reclama l'indipendenza da Pechino.
Con le regole attualmente in vigore, le contese di questo tipo vengono trattate come questioni di politica estera. Ciò significa che per applicare contro-sanzioni nei confronti della Cina sarebbe necessario l'ok di tutti e ventisette i governi nazionali. Di fronte all'incapacità di trovare una linea comune di fronte a tali ritorsioni, la Commissione ha scelto di cambiare approccio. Con il regolamento proposto ieri, l'Ue potrà reagire senza dover attendere l'unanimità degli Stati membri usando le "armi" di politica commerciale. «Eventuali contromisure adottate dall'Ue – ha spiegato la Commissione – sarebbero messe in atto unicamente in ultima istanza, se non c'è altro modo per affrontare l'intimidazione economica da parte di paesi terzi».
«Ora siamo in una situazione geopolitica conflittuale. Questo strumento ci consentirà di reagire meglio – ha spiegato il vicepresidente della Commissione europea e Responsabile del commercio, Valdis Dombrovskis – Dimostrerà che, se necessario l'Ue, ha strumenti per difenderci dalle aggressioni economiche. E questo può fungere da forte deterrente».
La proposta deve ora essere discussa e approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell'Unione europea. Nei prossimi due mesi le parti interessate e i cittadini potranno fornire ulteriori riscontri, sui quali la Commissione riferirà al Parlamento e al Consiglio.