L’associazione siderurgica spagnola UNESID ha affrontato le sfide che gravano sull’industria siderurgica nazionale e le possibili soluzioni nel corso di una recente assemblea generale.
Bernardo Velázquez, presidente di UNESID, ha sottolineato che, nonostante alcuni segnali di ripresa nella produzione e nei consumi, il comparto siderurgico spagnolo sta affrontando un anno difficile a causa delle condizioni avverse del mercato internazionale, tra cui il protezionismo, l’aumento dei prezzi dell’energia, l’accelerazione della transizione verde e la crescente concorrenza da parte dei Paesi terzi. Per questo, ha affermato Velázquez, il settore siderurgico riveste un ruolo strategico per garantire l’autonomia europea in ambiti chiave come energia, mobilità, infrastrutture e difesa. Il raggiungimento di questi obiettivi e la tutela della competitività e della sostenibilità del comparto, ha aggiunto, richiedono una solida politica industriale, prezzi energetici prevedibili, misure commerciali efficaci e un impegno concreto per la transizione ecologica.
Secondo i dati diffusi dall’associazione, nel 2024 il consumo di acciaio in Spagna è aumentato del 6,5% su base annua, raggiungendo i 13,5 milioni di tonnellate, il livello più alto dal 2007. Nello stesso anno, la produzione interna di acciaio è cresciuta del 3,7%, attestandosi a 11,9 milioni di tonnellate, mentre le esportazioni si sono stabilizzate intorno a 7,7 milioni di tonnellate. All’interno del mercato europeo, le esportazioni hanno registrato un aumento, favorito dai dazi introdotti in Paesi come gli Stati Uniti e la Turchia. In particolare, le esportazioni verso Paesi extra-UE sono calate dell’8% su base annua, mentre quelle verso Paesi dell’UE sono aumentate del 5%. Nel primo trimestre del 2025, la produzione di acciaio in Spagna ha segnato un incremento dell’11,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre le esportazioni sono aumentate del 4,1%, trainate dalla crescita della domanda di prodotti piani nel Nord Europa e da un parziale recupero del mercato italiano. Tuttavia, la crescita del settore è minacciata da fattori come l’elevata competitività internazionale e l’aumento dei costi energetici. Ad esempio, la recente abolizione dello sconto dell’80% sulle tariffe elettriche ha comportato, per le imprese siderurgiche con un consumo annuo di circa 10 TWh, un aggravio di oltre 40 milioni di euro all’anno. Secondo Carola Hermoso, direttrice generale di UNESID, i costi di produzione dell’acciaio in Spagna sono da due a tre volte superiori rispetto a quelli di Paesi concorrenti come Germania e Francia. Per questo, ha sottolineato, è fondamentale disporre di tariffe eque per garantire la continuità delle attività. Inoltre, la decisione degli Stati Uniti di raddoppiare i dazi sulle importazioni di acciaio dall’Europa, portandoli dal 25% al 50%, ha colpito direttamente le esportazioni spagnole, causando cancellazioni di ordini e blocchi produttivi. La Hermoso ha anche avvertito che le importazioni aumenteranno nel corso dell’anno, quale conseguenza probabile delle misure commerciali adottate dagli Stati Uniti. Di conseguenza, UNESID ha sollecitato l’adozione di misure commerciali strutturali ed efficaci, al fine di evitare fenomeni di deindustrializzazione e rilocalizzazione passiva. L’associazione ha affermato che l’industria siderurgica europea si trova a un punto critico e che la situazione peggiorerà ulteriormente con la scadenza delle misure di salvaguardia prevista per il 2026. Sebbene tali misure si siano dimostrate insufficienti, senza di esse il settore non riuscirà a reggere l’urto competitivo.
Nel frattempo, il ministro dell’Industria Jordi Hereu ha ricordato che la transizione verso un’economia climaticamente neutra deve avvenire in modo equo, sottolineando che il Consiglio dei ministri ha recentemente approvato uno stanziamento da 600 milioni di euro per compensare nel 2025 i costi delle emissioni indirette a carico dei settori industriali e dei relativi sottosettori. A questo proposito, la Hermoso ha ribadito che, nonostante l’avvio del programma PERTE (Progetto Strategico per la Ripresa e la Trasformazione Economica), il settore necessita di ulteriori strumenti per accelerare la transizione.