Ripartono manifattura e costruzioni, Giuseppe Pasini: «Livello di attività al 50%»

martedì, 28 aprile 2020 16:12:39 (GMT+3)   |   Brescia
       

In vista della ripartenza generale di manifattura e costruzioni, fissata per il 4 maggio dal Dpcm del 26 aprile, sono riprese da ieri 27 aprile diverse attività propedeutiche alla riapertura. Ma non solo: hanno potuto riaprire le imprese orientate prevalentemente all'export, i cantieri dell'edilizia residenziale pubblica, scolastica, penitenziaria e quelli contro il rischio di dissesto idrogeologico. Le aziende che intendono riaprire devono comunicare la loro decisione al Prefetto, il quale potrà sospendere le attività qualora ritenesse che non sussistono le condizioni necessare per la loro prosecuzione (come da Dpcm del 10 marzo). Ovviamente la ripresa o continuazione delle attività «deve avvenire nel rispetto delle previsioni di cui ai protocolli su sicurezza e cantieri del 24 aprile 2020» hanno spiegato i ministri dello Sviluppo economico, della Salute e delle Infrastrutture e dei Trasporti in una lettera indirizzata al ministro dell'Interno. 

Ad essersi già avviata è la "locomotiva" bresciana, anche se a marcia ridotta. «Oggi il tessuto industriale è ripartito, ma con un livello di attività che stimo intorno al 50%» ha dichiarato il presidente del Gruppo Feralpi e dell'Associazione Industriale Bresciana (AIB) Giuseppe Pasini in un'intervista al Giornale di Brescia. «Si spera entro la fine di maggio - ha aggiunto Pasini - di raggiungere un 90% della nostra capacità produttiva. Se non ci saranno nuove emergenze sanitarie, questa sarà la nostra "nuova normalità", la normalità ai tempi del coronavirus». Feralpi, che come tante altre aziende durante il periodo di chiusura ha implementato misure di sicurezza ed effettuato la sanificazione di tutti gli ambienti, ha chiesto «più coraggio» alla Regione Lombardia e «chiarezza e strumenti per eseguire i test sierologici ai nostri dipendenti. Abbiamo ribadito più volte - ha sottolineato Pasini - che siamo disponibili a farci carico di questi costi, ma abbiamo bisogno di avere i test e le struttue abilitate».
Il presidente di AIB teme però gli strascichi dei due mesi di chiusura forzata per «tante nostre aziende che facevano parte di filiere internazionali. Soffriremo - ha detto - l'incertezza della domanda e delle asimmetrie dei mercati esteri» nonché la «troppa lentezza burocratica» che condiziona soprattutto la ripresa delle aziende di medio-piccole dimensioni.


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