Durante le interrogazioni parlamentari del 29 novembre scorso, l’Onorevole Simona Bordonali ha interrogato il Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso riguardo a una possibile «crisi del rottame nazionale».
Poiché il rottame è inserito nell’elenco delle materie prime critiche, Bordonali afferma che le esportazioni di tale materiale verso paesi non appartenenti all’Unione Europea potrebbero causare problemi di approvvigionamento per le imprese siderurgiche nazionali.
Tuttavia, i dati dimostrano che nel 2022 solo il 3,2% del rottame ferroso utilizzato dalle imprese italiane è stato importato da paesi Extra-UE (607.000 tonnellate). Su 19 milioni di tonnellate totali, circa 12,5 milioni provenivano dall’Italia e circa 4,5 milioni da altri paesi dell’Unione Europea. Inoltre, la disponibilità di rottame in Unione Europea è più che sufficiente: lo dimostra il fatto che nello stesso anno ne sono state esportate 17,7 milioni di tonnellate verso paesi Extra-UE per mancato assorbimento all’interno del territorio dell’Unione.
L’esportazione di rottame in Italia, tra l’altro, è un fenomeno marginale: il nostro paese si trova al 22° posto nel mondo tra i paesi esportatori. Nel periodo gennaio-agosto del 2023 il rottame esportato verso paesi Extra-UE è ammontato a 317.000 tonnellate, nel 2022 le esportazioni totali sono ammontate a 516.000 tonnellate e nel 2021 a solo 387.000.
Quanto premesso, dichiara Assofermet in un comunicato stampa rilasciato in data 4 dicembre, dimostra che l’esportazione di rottame non può essere inserita tra i fattori di rischio di una possibile fermata delle acciaierie per problemi di approvvigionamento. Le ragioni, semmai, sarebbero da individuare nel calo della domanda di acciaio e negli aumenti dei costi di produzione, nonché nella congiuntura economica negativa.